Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Gran Bretagna, i test sono diseducativi

Limitare l’uso dei test nella verifica didattica dell’apprendimento degli studenti inglesi: recenti ricerche empiriche (l’ultima è stata resa nota da poco dall’università di Bristol) mostrano che l’eccessivo ricorso a questi strumenti per la valutazione dei risultati dell’apprendimento finisce per ostacolare l’equilibrata crescita della personalità degli studenti e la loro stessa capacità di continuare ad apprendere autonomamente dopo la conclusione degli studi.
Ad essere colpite negativamente sono in particolare la motivazione e l’autostima. Il fenomeno riguarda soprattutto gli allievi che hanno maggiori difficoltà di apprendimento (low achievers). Questi tendono a colpevolizzarsi e a ritenersi “non adatti” agli studi, in una spirale di crescente disaffezione, disimpegno e scetticismo nei confronti delle proprie possibilità.
E’ vero, sostengono i ricercatori, che la serie storica dei risultati dei test mostra un certo miglioramento dei livelli medi di apprendimento e delle punte d’eccellenza, ma è anche vero che il fenomeno è legato all’enfasi che gli insegnanti e gli allievi pongono sull’importanza degli stessi test. Così la preparazione finisce per essere finalizzata non alla formazione di autonome capacità di apprendimento e di competenze di tipo critico, che sono fondamentali nella prospettiva del “lifelong learning“, ma soltanto al superamento dei test: una preparazione che sollecita soprattutto capacità e competenze di tipo ripetitivo-adattivo, che si esprimono e si bruciano nel momento stesso delle prove.
In discussione non sono tanto i test in se stessi – strumenti ai quali sembra difficile poter rinunciare – quanto la cultura che sta dietro di essi, che induce atteggiamenti e comportamenti conformistici, oltre che la documentata demotivazione degli allievi più deboli.

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