Graduatorie permanenti: un secolo per esaurirle?

Sbloccato con il decreto legge l’iter di approvazione della nuova norma sui punteggi delle graduatorie permanenti, sarà possibile ora guardare concretamente all’attesa immissione in ruolo di personale scolastico per il prossimo settembre.

Dei 15 mila posti previsti, una parte (5 mila?) sarà riservata al personale Ata, mentre la restante quota andrà agli insegnanti: metà ai docenti idonei dell’ultimo concorso per titoli ed esami e metà agli iscritti nelle nuove graduatorie permanenti.

E’ presumibile che ci siano 5 mila posti per il popolo di precari iscritto nelle permanenti.

Nell’anno scolastico 2002-2003 le persone iscritte nelle diverse graduatorie permanenti erano circa 420 mila, diventate circa 480 mila dal 2003-2004 per effetto degli aggiornamenti di graduatoria dell’anno scorso. Con i nuovi aggiornamenti si dovrebbe arrivare a non meno di 500 mila docenti iscritti nelle diverse graduatorie permanenti dalla scuola dell’infanzia a alle superiori.

Se le immissioni in ruolo dovessero procedere non sulla base di un serio programma pluriennale di assunzioni (c’è da dubitarne) ma con l’uso ingiustificato del contagocce (i posti vacanti sono quasi il doppio di quelli messi a concorso e costano tanto quanto), si può prevedere che le graduatorie permanenti, se non verranno ulteriormente incrementate negli anni con nuove iscrizioni, potranno essere esaurite – a questo ritmo (5 mila all’anno) – in cento anni. Con un rischio per la scuola dell’autonomia e per la stessa riforma: operare con una percentuale troppo elevata di personale precario.

Un aiuto naturale all’esaurimento delle graduatorie, paradossalmente, potrà però venire – da parte dei docenti iscritti – dal raggiungimento dei limiti di età per continuare a lavorare (65 anni). In tal caso, in 20 anni al massimo, tra immissioni in ruolo (poche) e pensionamenti (tanti) le graduatorie permanenti potrebbero essere finalmente esaurite.