Graduatorie: l’accesso alla documentazione non basta

La possibilità di accedere ai dati dei docenti trasferiti rischia di illudere molti docenti “scavalcati” nelle graduatorie ad esaurimento, perché, una volta visti i fascicoli (come li ha chiamati un po’ enfaticamente il Miur nella nota prot. 6121 del 21 luglio scorso), sapranno che i colleghi venuti da fuori, proprio come hanno fatto loro stessi nei recenti aggiornamenti di graduatoria, non hanno trasmesso un fascicolo vero e proprio nel quale sia stata raccolta tutta la documentazione che legittima i punteggi attribuiti in graduatoria.

Come per tutti i docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, i punteggi con i quali vengono iscritti sono, infatti, il risultato di semplici dichiarazioni e autocertificazioni. E solo la documentazione in originale (che non viene inserita nel “fascicolo”) potrebbe provare che quei punteggi sono errati in quanto non conseguenti alla documentazione posseduta.

Se il falso c’è, insomma, non è consultando quelle dichiarazioni che si riesce farlo emergere, a meno di palese macroscopica attribuzione di punti per molti anni di servizio nei confronti di un giovane docente neo-diplomato o neo-laureato privo di anzianità.

L’accesso ai dati rischia, dunque, di diventare un’illusione. Anzi, di più. Finisce per legittimare l’eventuale falso (se c’è) nascosto altrove nelle carte.

Anziché la strada dell’accesso, vista la dimensione politica della questione e la rilevanza che sta assumendo, sarebbe forse meglio che l’Amministrazione, come è in suo potere, operasse la verifica effettiva della documentazione posseduta dai docenti trasferiti, concentrando tale intervento ai soli docenti in odore di nomina.