GPS 2026, verso la nuova Ordinanza: sul punteggio delle certificazioni digitali rischio disparità tra vecchi e nuovi titoli
Tra giovedì e venerdì si dovrebbe chiudere il confronto politico e tecnico con i sindacati della scuola per definire l’Ordinanza delle GPS del prossimo biennio. In particolare, dovrebbero essere definiti i punteggi dei titoli per le certificazioni delle competenze informatiche e digitali.
L’impostazione presentata dal MIM nell’informativa è quella di mantenere per tali certificazioni il punteggio massimo complessivo di 2 punti.
Oggi le certificazioni sulle competenze digitali rilasciare da enti accreditati da Accredia sono quelle relative ai framework europei DigComp 2.2 (note in gergo come CIAD, e rivolte a tutti i cittadini, quindi anche studenti, personale docente e non docente) e DigCompEDU, la nuova certificazione per gli educatori (insegnanti, pedagogisti, etc). In base a quanto trapelato, l’intenzione attualmente sarebbe quella di riconoscere 0,5 punti per la certificazione su DigComp 2.2 e 1 punto per la certificazione su DigCompEDU.
Riguardo a questo aspetto è possibile che si tratti di una prima ipotesi, sulla quale il Ministero potrebbe fare un’ulteriore riflessione. Infatti, se dovessero essere riconosciuti 2 punti alle certificazioni ottenute in passato (magari anni e anni fa) e solo 1,5 a chi dimostra oggi le proprie competenze digitali prendendo una certificazione attraverso un sistema caratterizzato da rigidi controlli, si creerebbe una sproporzione difficilmente comprensibile.
Senza contare, per diversi casi segnalati dalle segreterie delle scuole o da commissari di concorso, il possesso di titoli a cui non corrispondeva la competenza certificata, prova evidente di acquisizione fraudolenta nel mercato dei certificatifici.
Non potendo accertare ora la piena attendibilità dei vecchi certificati né, forse, ridurne il punteggio, nella rivisitazione delle GPS sarebbe illogico attribuire punteggi inferiori o uguali alle nuove certificazioni sotto accreditamento (che prima non esistevano) che offrono molte più garanzie di essere ottenute in modo serio, rigoroso e controllato.
Serve il coraggio di premiare la nuova competenza acquisita con punteggi maggiori.
Questo si lega anche a un’altra questione: quale importanza si vuole dare alle competenze digitali, di cittadinanza e quelle specifiche per insegnare agli studenti dell’era digitale in cui sempre di più vivremo, nel profilo di chi insegna?
Nella precedente ordinanza si riconoscevano ad esempio fino a 6 punti per la conoscenza di una lingua straniera, anche se non oggetto di insegnamento. E alle competenze “informatiche” massimo 2 punti complessivi.
Certo, saper usare Excel (come in certe certificazioni del passato), per fare un esempio poteva essere considerato non indispensabile per un insegnante.
Ma qui parliamo di competenze fondamentali del cittadino (dall’uso dei motori di ricerca e della IA alla privacy, etc) e degli strumenti di base del docente (dalla capacità di riflettere sull’uso delle tecnologie nelle proprie pratiche didattiche alla capacità di sviluppare le competenze digitali degli studenti). Competenze che chi sale in cattedra oggi (e ancor più in aule senza cattedra) deve avere. Non è un caso se nel DM 55 e 66 del Pnrr il MIM ha previsto che la formazione deve avere a riferimento i framework DigComp e DigCompEdu.
Come fare? Senza voler suggerire a chi ha titolo e competenza per farlo, la strada appare quella di alzare significativamente per le competenze informatiche/digitali il tetto complessivo di 2 punti.
E di riconoscere un congruo punteggio alle nuove certificazioni accreditate (e vigilate) da Accredia.
In questo modo coloro che hanno già ottenuto 2 punti con le vecchie certificazioni sarebbero incentivati ad approfondire le loro competenze aumentando il loro punteggio fino al nuovo tetto, e i “nuovi” potrebbero puntare a un punteggio superiore a quello già oggi conseguito dagli altri. Tutti insomma punterebbero al massimo punteggio, in una virtuosa “corsa alle competenze”, ad armi pari.
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