Gissi (Cisl): Necessarie le condizioni per svolgere al meglio il proprio lavoro

Prosegue il viaggio di Tuttoscuola nel mondo associativo e del sindacato italiano sul tema della dirigenza scolastica

Si arricchisce di un ulteriore contributo la riflessione che Tuttoscuola sta realizzando sul ruolo del dirigente scolastico, attraverso interviste mirate ai responsabili delle principali associazioni e sindacati italiani. Oggi è il turno di Maddalena Gissi, segretario generale della CISL scuola. Prima di lei è stato il turno del  segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo, di Giorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi), di Giuseppe Turi segretario della UIL scuola, e di  Ezio Delfino, presidente nazionale  Di.S.A.L. (Associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere).

Quali le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

“I dirigenti scolastici stanno attraversando un momento di grande disagio professionale, segnato dall’incoerenza delle politiche scolastiche e dal degenerare di meccanismi di governo delle scuole.

La politica è la prima grande assente: fa proclami sul ruolo strategico dei dirigenti scolastici ma mostra indifferenza al decremento di retribuzioni già inadeguate. Col dimensionamento hanno più alunni e più sedi da gestire, e anche più contenzioso nei rapporti, spesso conflittuali, con l’utenza. Gli adempimenti,numerosi e pressanti, sono moltiplicati dal ricorso massiccio alle reggenze. A soccombere sono i compiti di natura pedagogica e di coordinamento formativo, schiacciati da responsabilità sulla sicurezza degli edifici, da beghe erariali e amministrative.”

 

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“Alle istituzioni scolastiche non possono applicarsi facilmente normative pensate per Ministeri e Pubbliche Amministrazioni centrali. Vedi le norme sull’Anticorruzione,che avrebbero reso il Dirigente scolastico controllore di se stesso: solo dopo anni l’Amministrazione ha emanato specifiche indicazioni. Occorre dunque che sia sempre preliminarmente verificata l’applicabilità agli istituti scolastici di leggi e provvedimenti per lo più pensati per la PA. Poi vanno eliminate le troppe difficoltà procedurali. Sistemi informativi inaffidabili, o che presentano bug,  non aiutano certo l’azione amministrativa delle scuole, talvolta addirittura ne impediscono l’accesso alle risorse. L’abbiamo visto con i progetti PON. E potremmo continuare; dunque non si tratta tanto di riformare la dirigenza scolastica, ma di porla nella condizione di operare in situazioni di chiarezza e di semplificazione delle procedure.”

 

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“La legge richiama spesso la necessità di miglioramento continuo e di rendicontazione, obiettivi a nostro avviso da perseguire valorizzando processi decisionali basati su coinvolgimento e condivisione dell’intera comunità scolastica: su questi andrebbero fondati gli ulteriori strumenti organizzativi e di gestione messi a disposizione del dirigente dalla legge. La questione è come queste nuove opportunità vengono utilizzate. Occorre dunque evitare che nell’applicazione della legge 107/2015 si affermi un modello di scuola segnato più da concorrenze e conflittualità interne che da dialogo e cooperazione. Non va dimenticato, peraltro, che tra i criteri di valutazione dell’azione del dirigente scolastico vi sono anche la capacità di favorire una gestione unitaria della scuola, la promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole.”

 

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

“L’autonomia rimane una chimera: il ruolo dell’Amministrazione centrale appare semmai rafforzato. I dirigenti devono rendere conto a soggetti che vanno dall’USR all’ANAC. Altri (INAL, Ispettorato del Lavoro, ecc.)non esitano a sanzionarli per inadempimenti che spesso originano da confusione e incoerenza delle procedure. Insomma,si sconta la complessità del lavoro e si paga lo scotto di inutili e quasi vessatorie complicazioni dei procedimenti. Più che spacchettare competenze, le si renda più chiare, evitando l’incompleta o incerta formulazione delle norme e la sovrapposizione di indicazioni amministrative spesso non coerenti tra loro.”

 La revisione del regolamento di contabilità che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

 “L’abbiamo a lungo invocata. Da chiarire molte questioni, dall’attività negoziale al rapporto con le normative europee, alla regolazione delle responsabilità tra Dsga e Dirigente scolastico.”

 I dirigenti scolastici si auto organizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché? 

“E’ un segno evidente del disagio e delle difficoltà che i dirigenti stanno vivendo. Queste iniziative si sviluppano comunque spesso a fianco del sindacato per ottenere risposte da un’Amministrazione lenta o sorda. Per evitare che il dirigente sia veramente solo, e con lui anche l’istituzione scolastica,servono più comunità, più alleanze, un’etica della responsabilità in cui tutti gli attori svolgono la loro parte e condividono l’impegno e la tensione educativa. Servono dunque occasioni e luoghi di confronto collaborativo e di aggregazione, di condivisione degli scopi dell’istituzione scolastica e di costruzione di argini al dilagare di pressioni e di impulsi disgreganti ed eccentrici rispetto alla professione. In tal senso il ruolo delle Organizzazioni sindacali è ineliminabile se non si vuole una frammentazione delle istanze che indebolirebbe la stessa categoria.”

 A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

 “Intanto esiste una questione retributiva dei dirigenti scolastici, specialmente dei dirigenti entrati nel ruolo dopo il 2000, per i quali non è prevista la corresponsione della RIA. E ‘assurda la sperequazione stipendiale interna alla categoria: persone che svolgono esattamente lo stesso lavoro sono pagate in modo del tutto difforme in ragione di meccanismi incomprensibili ed ingiustificati.  Inoltre la retribuzione dei dirigenti scolastici è significativamente inferiore rispetto a quella degli altri dirigenti pubblici. Un nuovo contratto potrà sciogliere alcuni nodi e contraddizioni della condizione professionale. Alcuni di questi potranno trovare soluzione anche nel contratto scuola, ad esempio con una articolazione di incarichi e di soluzioni organizzative. L’approccio insomma non può che essere di sistema, e in questo senso va letta anche la scelta di una specifica area della dirigenza nel ridisegnato comparto “istruzione”. L’azione del dirigente deve avere il giusto riconoscimento economico e condizioni organizzative ed operative sensate, improntate a coerenza e semplificazione.

Ognuno deve essere messo nelle giuste condizioni per svolgere al meglio il proprio lavoro. E’ una questione di equità e di giustizia.”