Giannini combatte su più fronti/1. La politica e il budget

Nella scorsa settimana Stefania Giannini si è dichiarata non pentita per aver sostenuto, pochi giorni dopo la nomina a ministro dell’istruzione, che andava superato il meccanismo degli scatti di anzianità, anche se questo le è costato l’immediato fuoco di sbarramento di quasi tutti i sindacati, impegnati in quella fase proprio nel recupero degli scatti.

Anziché assumere un distaccato atteggiamento di neutralità tecnica, o mettere il suo cappello di neoministro su una vicenda avviata a positiva conclusione, Giannini ha preferito esprimere con chiarezza la sua opinione critica nei confronti di un meccanismo di avanzamento automatico della retribuzione legato esclusivamente all’anzianità.

Poi ha spiegato che su questo, come su altri nodi cruciali del suo ministero, intende operare come ministro ‘politico’. Una non troppo velata presa di distanza dai suoi due predecessori, entrambi ex rettori, come lei, ma molto attenti (soprattutto Profumo) a giustificare ogni loro azione sul piano della razionalità tecnica, e anche della compatibilità economica, considerato che entrambi facevano parte di governi guidati da economisti, l’ipertecnico Mario Monti e l’allievo di Beniamino Andreatta Enrico Letta.

Che cosa avrà voluto intendere Giannini rimarcando la natura ‘politica’ del suo ruolo (oltre che sottolineare di essere il segretario di uno dei partiti che hanno votato la fiducia al governo in carica)? Forse che, in sintonia con l’attivismo riformatore del capo del Governo Matteo Renzi, non si sarebbe accontentata di semplici misure di razionalizzazione, ma avrebbe messo in cantiere importanti e innovative misure di cambiamento nei settori di sua competenza? Può darsi che questa fosse e sia in effetti la sua intenzione, ma non si vede – anche a causa dei ‘grandi numeri’ del Miur, che producono inevitabilmente grandi costi – con quali risorse questa intenzione possa concretarsi. Tranne che in un settore, sul quale peraltro l’impegno è stato assunto direttamente e personalmente dal presidente Renzi: quello dell’edilizia scolastica e della sicurezza delle scuole. Su tutto il resto, a meno di colpi di scena (e la speranza è sempre l’ultima a morire), spazio all’immaginazione riformista, purché low cost.