Quando i genitori si fanno sindacalisti dei figli colpevoli senza vergognarsene

Già 15 anni fa l’allora ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni, rivolgendosi ai genitori degli alunni, li invitava a non essere sindacalisti dei propri figli. Il suo non era un messaggio originale e nuovo, perché da tempo nel mondo della scuola uscivano preoccupate segnalazioni di difese assurde e sproporzionate, sfociate anche in aggressioni fisiche, da parte di genitori a tutela dei figli, senza essere censurate dai social.

Alcuni anni fa anche papa Francesco aveva mandato un messaggio ai genitori nella loro veste di educatori, raccontando un episodio della sua esperienza di scolaro. Aveva risposto male alla maestra che aveva invitato a scuola la madre del futuro papa per doverose informazioni. La madre si era scusata per il comportamento del figlio invitando questi a fare altrettanto. Dopo le scuse e il perdono, il ragazzo si era sentito rasserenato per quella insperata conclusione, ma a casa… e il Papa aveva fatto un gesto eloquente su quanto era poi successo a casa.

La cronaca di questi giorni riferisce di un’insegnante di Rovigo, colpita in classe nelle prime settimane di scuola da una pistola ad aria compressa e ripresa in un video postato sui social da alcuni suoi studenti; dopo tre mesi di silenzio omertoso degli studenti ha deciso di denunciare tutti.

Quel che stupisce e preoccupa non è tanto e solo la bravata di quei quattordicenni, ma il silenzio complice delle famiglie. Soltanto uno dei 24 studenti della classe che hanno assistito alla bravata ha chiesto scusa di nascosto, sembra su sollecito della famiglia.

E le altre 23 famiglie non si vergognano di quel silenzio che suona giustificativo della bravata?

I cinque studenti individuati subito come responsabili del fatto erano stati sospesi per alcuni giorni, ma le loro famiglie hanno ottenuto l’annullamento del provvedimento per un vizio procedurale.

Senza vergogna.

Possiamo soltanto augurarci che tutti gli studenti della classe abbiano il coraggio di scusarsi e di prendere le distanze dai loro genitori “sindacalisti”, e che, corretto il vizio procedurale, quei cinque ragazzotti accettino con piena consapevolezza la sanzione comminata, eventualmente svolgendo lavori di pubblica utilità per la scuola.

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