Genitori alle prese con l’identità di genere dei figli: un libro per trovare le risposte alle proprie domande

di Anna Maria De Luca

“Penso ai genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli: come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio”. Inizia con un riferimento a questa frase di papa Francesco “Come l’aria, in un abbraccio. Storie di genitori con figli e figlie lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer”, il libro di Pier Luigi Gallucci,  psicoterapeuta di Torino che da anni si occupa dei temi degli orientamenti affettivi, sessuali e identità di genere sia in adolescenza sia in età adulta. Un vademecum ragionato per aiutare genitori e famiglie a orientarsi nella nuova situazione, trovare informazioni chiare e risposte concrete alle domande più frequenti sui temi degli orientamenti affettivi, sessuali e identità di genere.

Accanto a una persona che scopre in sé, a poco a poco, di essere gay, lesbica, bisessuale o avere un’identità di genere che la società spesso ancora considera come divergente, c’è sempre una famiglia che viene coinvolta in questa scoperta, talvolta in modo meno graduale. Anche quando questo importante passaggio familiare si svolge senza drammi, di fronte al coming out di figli e figlie i genitori possono attraversare una fatica paralizzante: le certezze vacillano, la mente si affolla di dubbi, paure, domande, persino pregiudizi inaspettati. L’amore a volte non basta, da solo, a ritrovare l’equilibrio in famiglia e cambiare positivamente prospettiva. Il testo nasce dalla collaborazione con i genitori di AGedO Torino e racconta, aggiornando anche i profili tecnici della tematica nella loro evoluzione più recente, testimonianze di vita di  famiglie passate dall’incertezza, dalla paura, alla comprensione del profondo valore dell’identità sessuale. Dal «Ti voglio comunque bene» al «Ti voglio bene».

Furono gli studi del biologo e sessuologo statunitense Alfred Kinsey negli anni Cinquanta del Novecento a scardinare la convinzione comune sugli orientamenti considerati come categorie distinte e a descrivere invece i comportamenti sessuali come un continuum che si estende dall’esclusiva eterosessualità all’esclusiva omosessualità,  passando per varie possibilità intermedie. Dalle sue interviste a migliaia di donne e uomini, emerse per esempio che il comportamento omosessuale (sia esclusivo sia occasionale) era più diffuso di quanto si pensasse negli Stati Uniti dell’epoca. Introdusse così una nuova scala di valutazione, la scala Kinsey, che sostituiva le tre categorie distinte usate fino ad allora: non più eterosessuali, omosessuali o bisessuali come gruppi separati di persone, ma l’orientamento sessuale come predisposizione all’incontro affettivo e sessuale con il partner, presente in tutte le persone in forme e gradazioni diverse. Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha confermato e approfondito l’intuizione di Kinsey sull’orientamento sessuale considerato come un continuum dell’attrazione affettiva ed erotica.

Il libro risponde alle domande che molti genitori si pongono: mio figlio o mia figlia potrà essere felice? Come posso conciliare la mia religione con l’orientamento sessuale di mio figlio o mia figlia? Mio figlio o mia figlia è a rischio di bullismo o discriminazione a scuola? Potrò avere nipoti? Cosa devo fare come genitore? Essere genitori di un figlio o figlia omosessuale, bisessuale, trans o queer può irrompere come un compito aggiuntivo faticoso, può mettere davvero alla prova il compito educativo e le capacità di amare di una madre o di un padre. Ma può anche offrire possibilità di crescita e trasformazione, nuovi e più autentici modi d’essere “famiglia”, come raccontano molte storie di genitori e figli e figlie in queste pagine. La vita scorre nelle parole di questi genitori che non hanno rinunciato a loro stessi, anche in momenti inattesi e difficili del loro percorso di coppia e di famiglia.

Scrive l’autore: “Molte delle storie raccontate nel libro sono esempi di coming out relativamente positivi, non a caso provengono dalla nostra esperienza con i genitori di AGedO Torino che hanno deciso di entrare a fare parte di un gruppo in cui mettersi in gioco e in discussione con coraggio, dal punto di vista psicologico e sociale. Sostenere genitori e famiglie nel trovare un nuovo modello familiare e culturale non è una sfida che si gioca solo nei vissuti individuali o all’interno dei singoli nuclei familiari, ma coinvolge una responsabilità collettiva e sociale più ampia. Un contesto sociale che accetta e valorizza le differenze in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere (come all’etnia, al genere, all’età, alle abilità o alle credenze religiose), e che considera la libera espressione di sé un diritto di tutte le persone, non può che indurre benessere e prevenire le conseguenze negative, anche sul piano psicologico, di quello che definiamo “minority stress”, il disagio e lo stress legato al solo appartenere a una qualunque minoranza. Realizzare pienamente se stessi è davvero uno dei bisogni fondamentali: le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer devono avere diritto, proprio come tutti i loro coetanei, di realizzarsi in modo pieno e autentico. E per poterlo fare, hanno bisogno dell’aiuto delle persone che le amano, primi fra tutti i loro genitori”.

Fondamentale per l’individuo è la certezza di poter essere amato e amare così come è, e non “nonostante” ciò che è. Un figlio o una figlia, nel suo sforzo di uscire allo scoperto in modo autentico, richiede altrettanta autenticità. In questo caso sono spesso figli e figlie a “incoraggiare” i propri genitori a esprimere ciò che sentono, attendendo i loro tempi di elaborazione. Di fronte a un figlio o figlia omosessuale, bisessuale, trans o queer, il genitore viene fortemente interpellato non solo in veste di guida educativa, ma come persona: è chiamato ad attraversare un percorso di consapevolezza di sé, delle proprie convinzioni e pregiudizi, delle proprie emozioni e modi di relazionarsi, e a mettere in gioco risorse differenti, per affrontare una realtà fino a quel momento poco o per nulla conosciuta.

Conclude Pier Luigi Gallucci: “Le testimonianze riportate in questo libro aiutano a comprendere la realtà meglio di tante teorie, poiché costringono chi legge a mettere da parte il pregiudizio e a confrontarsi con l’esperienza vissuta, che ci fa entrare autenticamente in contatto con l’altro, con chi appare differente da noi: ci permettono di sentire la ricchezza delle differenze, e non il peso della diversità. L’augurio e la speranza che lasciamo ai genitori (ma non solo) che sono arrivati a leggere fin qui è rendere viva e pensabile l’esperienza del coming out dei propri figli e figlie non solo come un evento critico, ma anche come una possibilità di rinascita come persone, in un percorso certamente non facile e mai perfettamente concluso. Vitale come l’aria che respiriamo, a volte senza fiato, ma costantemente nutrita dall’amore reciproco che abbraccia genitori con figli e figlie”.

 

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