Gelmini: ”L’istruzione non sia autoreferenziale e guardi al sistema produttivo”
Nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare il “Piano per l’occupabilità dei giovani”, insieme con il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ha toccato altri temi relativi alla propria area di competenza.
Particolarmente significativo è stato l’appello “alla Conferenza Stato-Regioni perché, nel rispetto delle questioni politiche e delle rivendicazioni di ciascuno, non si può chiedere un incontro con al ministro sulla scuole e poi rifiutarsi di esprimere pareri su questioni fondamentali per le famiglie“.
L’inquilino di viale Trastevere ha poi confermato che sarà presentata “a breve la riforma dell’università, come ha detto ieri il presidente Berlusconi“, e che in quella norma “ci sarà una legge delega per il diritto allo studio“. Al riguardo il ministro ha spiegato di avere “avviato con il forum degli studenti un tavolo di confronto. Il diritto allo studio va ripensato, rimesso al centro, vanno riviste le risorse. Il fatto che se ne devono occupare le regioni non può essere una scusa per dire se ne occupano loro e poi non se ne occupa nessuno“.
Infine il ministro ha rivendicato l’impegno dell’esecutivo per risolvere il problema del precariato: “Questo governo si sta adoperando per risolvere il tema del precariato. I problemi che attanagliano i giovani per trovare un’occupazione però non sono ascrivibili solo al mercato del lavoro. La responsabilità di una situazione estremamente negativa vedono anche il coinvolgimento dell’offerta formativa. Questo Governo non vuole risolvere solo l’emergenza, ma vuole intervenire su questioni strutturali che riguardano l’occupazione e i giovani in particolare“.
Il legame tra mondo dell’istruzione e dell’università e quello del lavoro sembra essere un punto fermo del pensiero del ministro, che ha detto: “Il sistema della formazione deve uscire dall’autoreferenzialità, che ha portato a costruire indirizzi di studio nella scuola superiore e all’università prescindendo dal sistema produttivo“. Per la Gelmini, “non si costruiscono indirizzi di studio per dare lavoro agli insegnanti, ma per mettere in condizione gli studenti di spendere la qualifica conseguita“.
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