G. Israel, Chi sono i nemici della scienza?, Lindau, Torino 2008, euro 21,50

Ecco un libro destinato a suscitare polemiche sia nel mondo universitario, al quale l’autore appartiene in qualità di docente di matematiche complementari presso la Sapienza di Roma, sia in quello scolastico, nel cui contesto ha origine il “disastro educativo che sta sgretolando le fondamenta delle strutture dell’istruzione”.

Colpevoli del disastro sono in pari misura i sindacati, i “pedagogisti e docimologi progressisti” e anche la classe politica, sia di centrosinistra che di centrodestra, che non ha saputo contrastare la “perversa alleanza” tra le corporazioni degli insegnanti e il “pedagogismo democratico” egemone nelle università italiane. Alleanza stretta in nome di un astratto egualitarismo che nell’intento di evitare discriminazioni a sfondo socio-culturale ha livellato sistematicamente verso il basso gli standard, finendo per danneggiare proprio gli allievi più poveri e socialmente sfavoriti e per realizzare di fatto quella “scuola di classe” contro la quale si proponeva “pomposamente” di combattere.

La polemica di Israel è altrettanto forte sul versante accademico, perché l’università si è a suo avviso trasformata “da luogo in cui si coltivano e trasmettono conoscenze in una macchina dispensatrice di competenze“, un neologismo “orrido” con il quale si esaltano le abilità a scapito dei contenuti e quindi della cultura, intesa come autonoma capacità di riflessione critica. Coerente con questa trasformazione dell’università è l’adozione del “delirante sistema dei crediti formativi”, che ha sostituito la concezione unitaria e rigorosa del sapere e della scienza con un vago e frammentato saper fare tecnicistico.

Come rimediare al disastro? La ricetta di Israel è semplice, anche se di complessa messa in opera, a causa delle molte resistenze provenienti dai “nemici della scienza” ad idee come il ripristino della disciplina, il riconoscimento del merito, la rivalutazione delle conoscenze e dei contenuti rispetto alle competenze e ai metodi, la semplificazione dei programmi, l’abolizione del valore legale delle lauree (ma non dei diplomi scolastici).

Tesi certo discutibili, ma bene esposte e molto argomentate, comunque meritevoli di attenzione.

(Orazio Niceforo)