Fuga dal servizio per l’equiparazione pensionistica?

La riforma pensionistica per l’equiparazione (ri)porterà, dunque il personale femminile della scuola al limite massimo di vecchiaia (65 anni) previsto per gli uomini.

Oggi le donne dei settori pubblici, scuola compresa, possono lasciare il servizio a 60 anni, come limite di vecchiaia. Domani, gradualmente (un anno ogni due) per loro il limite di vecchiaia si innalzerà fino a 65 anni, come era previsto prima del 1995, quando venne concesso loro di considerare i 60 anni come limite utile per lasciare il servizio con diritto alla pensione di vecchiaia, che viene concessa anche con una anzianità minima di contribuzione.

Cosa succederà nei prossimi anni nel settore scolastico?

Non è facile prevederlo, ma probabilmente nell’immediato aumenterà il numero delle donne che lasceranno il servizio per dimissioni in una specie di “salvi chi può”, come sempre avvenuto in vista dei punti caldi di riforma o di svolta normativa.

Dimissioni che danno diritto alla cosiddetta pensione di anzianità, la più gettonata da sempre anche nel settore scolastico, tanto che mediamente circa due docenti su tre vi ricorrono ogni anno senza attendere di raggiungere i limiti di vecchiaia (nel 2000 e nel 2007 se ne è avvalso addirittura il 73-74% dei docenti che sono andati in pensione).

Nel 2007, quando si temeva l’arrivo di lì a poco del gradone con vincoli di permanenza in servizio, la percentuale più elevata di dimissioni si ebbe tra i docenti della scuola secondaria di I grado: il 77,6% di pensionamenti di anzianità sul totale dei cessati dal servizio.

L’anno scorso, dopo quel quasi boom di fughe dal servizio per dimissioni, la percentuale di dimissionari dal servizio è scesa mediamente al 54%. Sempre l’anno scorso solo il 19% degli insegnanti statali ha lasciato il servizio per raggiunti limiti di età, mentre il restante 27% ha lasciato il servizio per altre cause.