Francia, nuovo ministro Attal rilancia la ‘scuola repubblicana’

Con la nomina del nuovo ministro dell’educazione, il trentaquattrenne Gabriel Attal, la politica scolastica della Francia di Emmanuel Macron, leader di una forza politica liberal-democratica con solide radici nella tradizionale visione laico-riformista del ruolo della scuola pubblica (la Legge di separazione tra Stato e Chiese è del 1905), torna con forza al tradizionale divieto di indossare a scuola simboli che richiamino l’adesione a un credo religioso, qualunque esso sia.

Il suo predecessore, il franco-senegalese Pap Ndiaye, autorevole studioso delle minoranze etnico-religiose, rimasto in carica per poco più di un anno, era stato sulla questione meno esplicito. Ora l’occasione per tornare sul punto è stata fornita dalla diffusione, fuori della scuola, dell’abaya, un lungo vestito che copre tutto il corpo, vissuto dalle donne islamiche come una scelta di appartenenza a una fratellanza, quella mussulmana (ma anche, da parte di donne non islamiche, come un abito “alla moda”…).

Ora, in vista della riapertura delle scuole, il nuovo ministro Attal, considerato un fedelissimo di Macron, ha di nuovo ribadito il divieto di indossare a scuola capi di abbigliamento o simboli che si richiamino a qualunque religione: non più solo il velo islamico (anche l’Hijab, che lascia il volto scoperto), ma anche l’abaya.

A scuola, sostiene Attal, il rispetto della laicità implica l’assenza di simboli religiosi, perché la scuola deve continuare ad essere, soprattutto in una fase come quella attuale che vede riemergere vecchi e nuovi integralismi, un campo neutro di gioco e di libero confronto tra diverse filosofie di vita, nel rispetto di tutte le differenze: culturali, politiche, di orientamento sessuale o di condizioni fisiche ed economiche.

Per chi fa scelte diverse, peraltro, esistono in Francia scuole a orientamento religioso, parzialmente finanziate con risorse pubbliche. Ma certo, c’è il rischio che esse diventino rifugio e fucina di nuovi integralismi. (ON)

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