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Fornero sugli studenti: Non sanno le lingue, nemmeno l’italiano

I nostri studenti non conoscono le lingue, l’italiano compreso. Ne è convinta il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che oggi a Torino è intervenuta a un convegno promosso dalla Regione Piemonte sull’apprendistato.

Se andiamo a guardare la qualità della nostra istruzione, e lo facciamo con test consolidati, questi test dimostrano che i nostri ragazzi sanno troppo poco. Non conoscono la lingua, neppure la loro, non conoscono i rudimenti dell’aritmetica e della matematica. Non sanno fare di conto” ha detto il ministro, precisando: “Parlo in particolare della fascia di età più giovane“. E citando classifiche internazionali, aggiornate al 2010, il ministro ha sottolineato che i dati “ci consegnano un mondo abbastanza sconsolante“.

Come docente universitaria, Fornero ha poi fatto autocritica, sottolineando che gli atenei hanno sempre tenuto un atteggiamento snob nei confronti delle imprese. “Troppo poco si è affrontato il confronto con le imprese per migliorare la corrispondenza tra domanda di competenza e offerta formativa” ha concluso il ministro.

Le risposte alla dichiarazione del ministro non si sono fatte attendere. Tra queste quella del coordinatore nazionale di Generazione Futuro, Gianmario Mariniello: “Il ministro Fornero non deve attaccare i giovani che non sanno le tabelline. Se i giovani italiani hanno problemi con italiano, matematica e inglese, forse le responsabilità maggiori vanno attribuite al sistema educativo, alla Scuola e agli insegnanti. Le consiglio di farsi già oggi un happy hour con il ministro Profumo e iniziare a buttare giù una seria riforma di Scuola e Università, la principale riforma da fare se si vogliono aiutare i giovani italiani a trovare lavoro“.

Quanto poi a tutti i giovani che hanno un titolo di scuola media inferiore ma non sono inseriti in altri percorsi formativi – ha aggiunto il responsabile giovanile finiano – il ministro Fornero si faccia una domanda. E si dia anche una risposta. Se non ce la da lei, ministro del Lavoro, chi?. Forse se siamo arrivati a questo punto, è perché per tanti anni una classe dirigente (non certo giovane), ci ha spiegato che spesso in politica due più due non fa quattro“.

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