
Foibe: Napolitano le ricorda, ma chiede di non restarne ostaggi
“In ciascun paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L’essenziale è però non restare ostaggi né in Italia, né in Slovenia, né in Croazia degli eventi laceranti del passato“.
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso delle celebrazioni al Quirinale per la Giornata del ricordo. Nel suo intervento il Capo dello Stato ha rammentato come proprio nel suo primo discorso per la rievocazione delle vittime delle Foibe, nel 2007, volle porre fine a ogni “residua congiura del silenzio“, di “rimozione diplomatica” o di “ingiustificabile dimenticanza“.
“E’ importante che quella nostra scelta, per legge dello Stato e per iniziativa istituzionale, sia stata via via compresa al di là dei nostri confini, che certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole si siano dissolte“, ha ammesso il presidente della Repubblica, invitando “guardare avanti” per “costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell’Adriatico“. “Le nuove generazioni, slovene, croate, italiane si riconoscono in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali“, ha aggiunto il Capo dello Stato.
Napolitano si è anche detto favorevole alla costruzione di un comune parco della pace da Caporetto a Duino, lungo la quale morirono un milione di soldati durante la Prima guerra mondiale. Un modo “visibile” per “restituire alla nostra memoria, affinché il male non si ripeta più – ha concluso Napolitano – il ricordo di tutti gli innocenti caduti, o assassinati, fra le petraie del Carso, nelle trincee del ’15-’18 e nelle foibe del 1945“. Questo l’AUDIO di un estratto del discorso di Napolitano.
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