Via alla quarta puntata di “Focus DL 45 anti-diplomifici”, la nuova rubrica di approfondimento di Tuttoscuola dedicata al decreto-legge contro le scorciatoie scolastiche. Ogni due o tre giorni pubblichiamo analisi, dati e sviluppi per capire cosa cambia davvero nel contrasto ai diplomifici.
Oggi parliamo degli studenti lavoratori ignorati dal DL 45, ma che numerose sentenze dei TAR, basandosi su una decisione del Consiglio di Stato, ne hanno legittimato l’iscrizione in istituti paritari per la presunta assenza di corsi serali. Tuttavia, un’indagine smentisce questa carenza, evidenziando la diffusa disponibilità di corsi serali statali, anche nelle regioni più coinvolte. Andiamo con ordine.
Il Decreto-legge 45/2025 non fa alcun cenno ad una particolare categoria di studenti iscritti in una certa quantità soprattutto in istituti paritari opachi: gli studenti lavoratori.
Una sentenza del Consiglio di Stato ha considerato gli studenti lavoratori accolti negli istituti paritari meritevoli di un trattamento particolare non contemplato dalla legge 62/2000 sulla parità scolastica, e diversi istituti paritari si sono avvalsi di quella sentenza per ottenere dai TAR il consenso ad accogliere quegli studenti per mancanza di corsi per lavoratori in loco.
In questo modo, decine di sentenze del TAR Lazio e del TAR Campania hanno salvato migliaia di studenti di istituti paritari, considerati studenti lavoratori, mediante una interpretazione diventata una costante giurisprudenziale utilizzata per altre sentenze.
In sostanza, l’asserita mancanza in loco di corsi serali – le strutture scolastiche statali di secondaria di II grado deputate all’istruzione di adulti – giustificherebbe l’iscrizione di studenti considerati lavoratori in scuole ospitanti disponibili, come, appunto, potrebbero essere taluni istituti paritari.
Mancanza di corsi serali in loco?
Da un’attenta ricognizione effettuata da Tuttoscuola, risulta, però, che in Italia funzionano complessivamente 1.194 corsi serali presso istituti statali, di cui ben 149 in Campania (70 in provincia di Napoli), la regione dove diversi istituti paritari iscrivono molti studenti lavoratori, affermando la mancanza di tali corsi nel loro territorio; in Sicilia, altra regione aperta agli istituti paritari opachi, i corsi serali sono addirittura 152.
Sembra, pertanto, poco credibile la tesi sostenuta nei ricorsi presso i TAR (e uscita vincente nelle sentenze emesse circa l’asserita mancanza di offerta di un servizio specifico), secondo cui per questi studenti lavoratori mancano i corsi serali.
La diffusa presenza di corsi serali in ogni parte del territorio nazionale consente, infatti, agli studenti lavoratori la frequenza di corsi vicini alla propria residenza, senza dover cercare una sede che li possa accogliere a centinaia di chilometri da casa, tenendo conto anche del gravame degli asseriti impegni di lavoro.
Inoltre, per favorire la loro frequenza alle lezioni, il DPR 263/2012 (Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali) prevede che l’orario complessivo sia pari al 70% di quello previsto dai corrispondenti ordinamenti degli istituti tecnici e professionali con riferimento all’area di istruzione generale e alle singole aree di indirizzo.
In questo modo, ad esempio, le 32 ore settimanali di lezione previste in via ordinaria per un istituto tecnico, diventerebbero 21 settimanali per gli studenti che frequentano corsi serali, pari a 3,5 ore e mezzo per sera.
Con questo sconto notevole sull’orario, perché gli studenti lavoratori dovrebbero andarsi a cercare un istituto lontanissimo da casa e dal luogo di lavoro?
Molti di quei corsi serali sono presenti anche nei comuni dove gli istituti paritari più chiacchierati sostengono di avere accolto studenti lavoratori o, comunque, vi sono corsi ubicati in territori limitrofi di facile raggiungibilità.
Non possono esserci alibi per ritenere giustificata l’iscrizione di sedicenti studenti lavoratori in istituti paritari in funzione di supplenza per presunta mancanza di servizi adeguati sul territorio.
In sede di conversione del decreto-legge 45 sarebbe auspicabile un intervento chiarificatore.
Non perdere la prossima puntata di “Focus DL 45 anti-diplomifici”
Dal 2025/26 il registro elettronico sarà obbligatorio anche nelle scuole paritarie, per contrastare le falsificazioni delle presenze. Ma senza controlli ispettivi continui, il rischio è che le irregolarità restino invisibili anche nel digitale. Ne parliamo martedì, 29 aprile.
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