Finanziaria: aspettando Godot

Tra poche ore si conosceranno le proposte del governo per la Finanziaria 2003, comprese quelle che riguardano la scuola. Le indiscrezioni giornalistiche circolate nei giorni scorsi prevedevano tagli decisi ai bilanci dei ministeri, poi l’allarme sembra parzialmente rientrato.
Si anticipava, tra l’altro, la riduzione del 20% dei collaboratori scolastici: sembra che si vada invece ad una riduzione degli organici del 3% o del 6%, rateizzata in tre annualità.
Si parlava di innalzamento di un punto del rapporto medio alunni/classi con possibile effetto di riduzione delle classi (17.500) e del relativo personale docente (40.000): l’idea sembra accantonata.
Si ipotizzava per la scuola elementare il passaggio al docente prevalente (una riduzione di 70 mila maestri), accompagnato solamente dall’insegnante di inglese e di sostegno: un’ipotesi inverosimile che il MIUR ha comunque escluso, forse perché non frutterebbe risparmi (vi sarebbero stati 60 mila soprannumerari da pagare con un tempo di riassorbimento di almeno 10 anni).
Se i tagli saranno più contenuti, resta però un problema: come finanziare adeguatamente il contratto della scuola e la riforma dei cicli che prima o poi (più poi che prima) vedrà la luce.
Le linee di politica scolastica delineate nel Dpef dello scorso giugno non si sono tradotte in risorse finanziarie. Nella Finanziaria 2003 – in base alle indiscrezioni emerse – non c’è traccia di fondi per la realizzazione della piena parità scolastica, del piano pluriennale di investimento (i famosi 15-19 mila miliardi di vecchie lire di cui ha più volte parlato sia la Moratti che lo stesso premier Berlusconi), mentre trovano conferma i tagli decisi nella Finanziaria 2002 (circa 12 mila posti, che incideranno sulla qualità del servizio: in particolare verranno meno i progetti relativi alle utenze deboli, handicappati, immigrati, dispersione, etc.).
Evidentemente quel vincolo sulla compatibilità finanziaria citato nel documento di programmazione economica e finanziaria, cui erano soggetti i programmi di investimento nel settore della formazione, si è purtroppo concretizzato. Per nuovi congrui investimenti c’è da aspettare.