Faraone/2. Insegnanti coprotagonisti

L’altro protagonista del processo educativo che il sottosegretario intende valorizzare è il corpo insegnante. “I professori non sono meri esecutori di compiti”, si legge nella newsletter, “sono professionisti. Quindi anche loro devono – e avranno – la possibilità di fare carriera. Potranno avere stipendi più alti in buona percentuale in base al merito e potranno scegliere tra due percorsi, quello più legato alla didattica (il mentor) e quello di supporto-organizzativo (il quadro-intermedio)”.

La consultazione su ‘La Buona Scuola’, per la verità, aveva evidenziato perplessità proprio sui punti riguardanti la carriera e la retribuzione dei docenti (ma va ricordato che l’81% si è schierato o per un sistema misto o per merito puro), e netta è la contrarietà manifestata dei sindacati, ma in questo caso è possibile che il Governo scelga di procedere per decreto, come per l’assunzione dei 148.000 ex Gae: si tratta di due decisioni di grande rilevanza sulle quali il ricorso alla legge segnerebbe esso stesso una drastica discontinuità con la lunga stagione della contrattazione sindacale.

Ma le resistenze, almeno per quanto riguarda la carriera, sarebbero fortissime, come lo furono, per fare un esempio di analoga discontinuità traumatica, quelle opposte dai sindacati inglesi all’introduzione del National Curriculum nel Regno Unito di Margaret Thatcher (1988), durate quasi due anni e poi spentesi di fronte alla ferrea determinazione della Lady di ferro.

Sarà capace il governo Renzi di altrettanta determinazione?