Europa a 25: nuove sfide per i sistemi educativi

Poveri, ma con un buon livello di istruzione. I 10 Paesi che nel 2004 entreranno a far parte dell’Unione Europea hanno un PIL (Prodotto Interno Lordo) nettamente più basso di quello medio degli attuali 15, ma in compenso hanno un discreto livello di istruzione, e alcuni spendono per scuola e università assai più di quanto in proporzione facciano molti Paesi dell’UE, Italia compresa.
Il numero 19 di “Le Magazine”, periodico della Direzione generale per l’Educazione e la Cultura della Commissione Europea, offre un quadro complessivo della situazione di questi Paesi (Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia), e dei due (Bulgaria e Romania) che si aggiungeranno nel 2007.
Ecco alcuni dati interessanti: i tre Paesi baltici, la Slovenia e Cipro spendono più della media della UE a 15 (che è del 5.2% del PIL, ma l’Estonia tocca il 7.4%; l’Italia è al 4.5%); il livello medio di istruzione è elevato: nella fascia 25-64 anni il 77.4% della popolazione ha un diploma di istruzione secondaria superiore (contro il 63.8% dell’UE a 15), e il 13.9% una laurea (contro il 21.6% dell’UE, ma la Lituania è al 45%). Non mancano però i problemi: i programmi sono obsoleti, soprattutto sul versante delle ICT (Information and Communication Technologies), e gli insegnanti – anche lì mal pagati e scontenti – avrebbero bisogno di robusti interventi di aggiornamento. Un aiuto verrà certamente a questi Paesi dall’ingresso nella UE, che comporterà l’accesso ai programmi comunitari di sostegno all’innovazione nel campo dell’istruzione e della ricerca.