Escono meno, ma hanno grande fiducia nella scienza. Ecco come gli adolescenti affrontano la pandemia

 Il 40% dei giovani esce molto meno rispetto a prima del Covid. Inoltre, più del 40% afferma di non praticare più, o meno frequentemente, i propri hobby o attività sportive. Sono i risultati della ricerca condotta dall’Università di Siena sui comportamenti e gli stili di vita della generazione Z in tempo di pandemia presentati in occasione del lancio della seconda edizione di Fattore J – il programma per accrescere nei giovani la fiducia nella scienza promosso da Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con Janssen Italia e il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità.  

“Una scelta responsabile per proteggere gli altri e tornare alla normalità”, è questa la principale motivazione che ha spinto oltre il 90% dei giovani intervistati a vaccinarsi. Una consapevolezza generata dalla conoscenza: due ragazzi su tre si ritengono abbastanza informati sull’emergenza, con una tendenza a cercare sempre più notizie rispetto al periodo pre-pandemia. Molti ragazzi che si ritengono informati riguardo alla situazione pandemica (2 su 3), con il 74% che cerca notizie di attualità in misura pari o superiore rispetto a prima. La stragrande maggioranza, inoltre, ha dimostrato una forte fiducia nella scienza scegliendo di vaccinarsi (oltre il 90% degli intervistati). Tra le motivazioni più importanti quella di non voler diffondere il virus agli altri e di tornare quanto prima alla normalità.   

Lo studio presentato  – dice Giorgio Racagni, presidente della Società italiana di Farmacologia (SIF) – ha dimostrato che i giovani intervistati presentano fiducia nei progressi della scienza per quanto riguarda i nuovi vaccini e i farmaci usati nella terapia del Covid-19. Inoltre hanno sottolineato l’importanza di una corretta informazione scientifica. Durante il periodo pandemico abbiamo organizzato diversi webinar coinvolgendo migliaia di studenti, allo scopo di informarli sul ruolo dei farmaci, in particolare i vaccini, gli anticorpi monoclonali e gli antivirali, che sono i farmaci che oggi vengono usati nella terapia del Covid-19. Senza una collaborazione stretta tra ricercatori e mondo industriale non avremmo potuto raggiungere i risultati che oggi ci permettono di uscire dalla pandemia. Bisogna quindi avere fiducia solamente nella scienza e nella corretta informazione”.

Commenta Antonio Ferro, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (SItI): “Il Covid ha cambiato tutto, nulla è più come prima. La sanità, soprattutto quella pubblica, è diventata il driver della società civile. Vivere questa fase durante la giovinezza è più pervasivo e ha effetti importanti sullo sviluppo culturale dei nostri ragazzi. Ma bisogna avere il coraggio di credere in loro e di renderli protagonisti del cambiamento”. La seconda edizione del progetto, caratterizzata dallo slogan “Nelle mani della scienza”, ha stabilito una rete multisettoriale per promuovere la fiducia nei progressi della scienza in tempo di infodemia. Sono infatti coinvolte tredici associazioni di pazienti, due partner scientifici, Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Siena, e tre partner istituzionali, Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), VaccinarSì e Società Italiana di Farmacologia (SIF). 

L’obiettivo anche per la seconda edizione è raggiungere attraverso la campagna di comunicazione 100mila studenti con alcune novità, come le mini sfide “Science Fact check” per mettere alla prova la capacità degli studenti di verificare le notizie scientifiche, la selezione di 20 giovani ambasciatori per la formazione alla pari e la scrittura collaborativa con medici, pazienti e manager del mondo sanitario del primo “Manifesto della salute” costruito da coloro che ne saranno i protagonisti negli anni a venire e pensato per sperimentare nuovi paradigmi comunicativi più chiari, empatici e trasparenti per combattere la denutrizione scientifica. Commenta Gilberto Corbellini, Professore di Storia della medicina e Bioetica, Sapienza Università di Roma: “I giovani di oggi non sono più come noi. Ecco un bias cognitivo che spesso sentiamo dire dagli adulti. I giovani sono innovativi e pensano in modo diverso, ma è solo pensando in modo diverso che si progredisce e si conosce. Nel nostro Paese c’è il 40% di analfabetismo funzionale. Dobbiamo fortemente introdurre nelle scuole italiane attività che ci aiutano a capire come funziona la scienza, non dobbiamo aspettare che ce lo raccontino i talk show, perché non potrà mai accadere”.

“Un progetto e un’indagine fondamentale quella presentata oggi, – commenta Paolo Castiglia, membro del comitato scientifico di VaccinarSì che mette in luce l’importanza di combattere la controinformazione e derubricare le fake news. È proprio questo che facciamo con il nostro sito Vaccinarsi. Educare i ragazzi a una consultazione del web consapevole che permetta loro di acquisire la capacità necessaria per filtrare messaggi validi e fonti autorevoli è importantissimo. Confermo pienamente quindi i risultati che oggi sono stati presentati e che mettono in luce quanto i ragazzi possano essere bravi a combattere la controinformazione, anche di più rispetto agli adulti”.

Viene confermata la formazione online per 10mila studenti delle superiori con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, una scelta che si è rivelata vincente per l’autenticità delle storie condivise e la capacità di comunicare con empatia di esperti e medici. I webinar, che approfondiscono i temi chiave in diverse aree terapeutiche (oncologia, ematologia, immunologia, infettivologia, ipertensione arteriosa polmonare e neuroscienze) sono spazi di dialogo che riportano salute e benessere al centro del processo educativo. Sono oltre seimila gli studenti di 109 scuole in 16 Regioni che negli scorsi mesi hanno già partecipato alle sessioni formative interattive con le associazioni dei pazienti e gli esperti delle diverse aree terapeutiche.

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