Esami di Stato 2008: "Ragazzi, vi passo io la versione!"

Una volta avveniva di nascosto, nella penombra di strategie funambolesche. Oggi, accade alla luce del sole, con dichiarazione pubblica: “Ragazzi, vi passo io la versione!“.

Se, poi, a fare tale dichiarazione, sono due o più professori, l’effetto è devastante. Allora, dentro un liceo, si comincia a respirare un doppio clima: eccitazione da una parte, costernazione dall’altra. E ad essere depressi sono i ragazzi che, conoscendo l’onestà dei loro docenti, sanno che, per loro, non ci saranno miracoli di questo genere.

Ecco, subito, dunque, due conseguenze. La discriminazione degli studenti, con punizione dei bravi, di coloro che puntano a farcela da soli. E la discriminazione dei professori in “buoni” (quelli che prevaricano) e “cattivi” (quelli che non prevaricano). E può accadere anche che questi secondi possano trovarsi la macchina rigata.

Una domanda s’impone. Perchè alcuni docenti, a volte validi professionalmente, si riducono a questo? Per una questione morale? Non se la sentono di creare traumi (a loro stessi ed ai ragazzi) ed imboccano la scorciatoia dell’indulto generalizzato. Ma, in tal modo, rinunciano al compito specifico di un educatore che è quello di mandare segnali normativi e di limite. Per crisi d’identità professionale? Chi sono io, dicono, per valutare un ragazzo? E’ come se il medico si chiedesse: Chi sono io per esprimere una diagnosi sulla salute? Per un investimento alternativo di potere? Quegli stessi professori che, un tempo, ricevevano prestigio dalla facoltà di promuovere o fermare, oggi lo ricevono dalla possibilità di favorire o no chi fa l’esame (penalizzando magari chi non gode delle sue grazie).

Essi dimenticano che la valutazione non è una “potestas”, non dipende dalla volontà del professore, ma è il frutto dell’applicazione di regole (una “ratio”). O, infine, per una particolare maturità umana che non è dato a tutti possedere? Ma allora, se vogliamo essere sia umani che onesti, perché non ci atteniamo alla via giusta? Quella di rilevare, nella lettura pubblica, le difficoltà maggiori del brano. E, al limite, aiutare i deboli a superarle? Senza scadere nella resa professionale. Nella peggiore lezione che un educatore possa dare: che la legalità non può essere rispettata.

Luciano Verdone