Esami di maturità: il ministero pensa ad un nuovo disegno di legge

A meno di ripensamenti, a questo punto improbabili, l’esame di maturità si svolgerà nel 2002 con le stesse regole del berlingueriano “esame di Stato conclusivo degli studi secondari” introdotto nel 1999. L’unica differenza riguarda la composizione delle Commissioni esaminatrici, tutte interne alle singole scuole e classi.
Solo il presidente sarà esterno, e dovrà occuparsi di tre commissioni, cioè classi. Saranno così risparmiati oltre 200 miliardi (ecco perché la norma sta nella legge finanziaria). Il rischio che molti paventano è che l’esame venga sostanzialmente svuotato di significato. Perché? Tutte le prove, compresa la temuta “terza prova”, saranno sostenute dai candidati di fronte ai propri insegnanti, che certamente non si discosteranno, in sede di valutazione conclusiva, dai giudizi maturati dopo anni di approfondita conoscenza delle capacità dei loro allievi. Tanto valeva sopprimere l’esame, ha sostenuto, tra gli altri, il prof. Antiseri, già membro della Commissione De Mauro per la riforma dei cicli.
L’esame “modello 2002” potrebbe tuttavia restare un “unicum”: l’ufficio legislativo del ministero sta lavorando ad un disegno di legge che potrebbe produrre i suoi effetti già nel 2003. Si pensa di ristabilire l’ammissione all’esame (oggi sono ammessi tutti automaticamente), di far predisporre la prima e seconda prova dalle stesse commissioni, e la terza dal ministero (il contrario di ciò che si fa ora), e di rendere facoltativo il colloquio. Ma il carattere autoreferenziale e localistico dell’esame rischierebbe di risultare così addirittura rafforzato. Per bilanciare questa tendenza occorrerebbe che la valutazione della terza prova, e di eventuali (auspicabili) altre prove oggettive, fosse affidata a valutatori esterni.