Equità e merito nella scuola di Veltroni

Noi sappiamo che questa mattina, in Italia, nello stesso ambito territoriale, sono nati due bambini: uno è figlio di genitori entrambi laureati, l’altro è figlio di genitori con diploma di scuola media inferiore. Il primo ha sette volte le probabilità del secondo di laurearsi: un abisso di dispari opportunità, una immobilità sociale che è causa non ultima dello scarso dinamismo economico“.
Quello della scarsa equità del sistema educativo italiano è uno dei punti sui quali Walter Veltroni si è pronunciato con maggior convinzione nell’ampio discorso programmatico pronunciato a Torino lo scorso 27 giugno.
Ma Veltroni ha posto l’accento anche sul merito individuale, citando più volte Mario Draghi: “Dobbiamo offrire a tutte e tutti un’opportunità, con meccanismi di selezione trasparenti, che premino i più meritevoli”.
Questa impostazione potrebbe portare il PD, in prospettiva, a spostare il baricentro della propria azione dalla questione degli ordinamenti (l’architettura del sistema) a quella dei risultati (la valorizzazione dei percorsi e dei talenti individuali, le politiche dell’inclusione). Le sole riforme di ordinamento, tradizionale cavallo di battaglia della sinistra in campo educativo, non hanno infatti assicurato del tutto, malgrado l’intenzionalità democratica di leggi come quella sull’unificazione della scuola media del 1962 o quella sull’innalzamento dell’obbligo scolastico del 1999, né l’equità degli accessi né la qualità dei risultati.