Testa, cuore e mano. Una linea guida per l’educazione socio-emotiva
«Solo ciò che colpisce l’uomo nella forza comune della natura umana, cioè nel cuore, nello spirito e nella mano, è per esso veramente, realmente e naturalmente formativo». E’ questa una delle innumerevoli affermazioni con le quali John Heinrich Pestalozzi insiste nei suoi scritti sulla triade formativa: testa, cuore e mano. Si dice persino che fosse solito bisbigliare continuamente queste tre parole, mentre si muoveva tra i giovani nella scuola di Neuhof.
Di recente anche David Goodhart, giornalista, analista e politico e scrittore molto noto in Inghilterra, pubblicando un volume dal titolo pestalozziano[1], ha messo in luce come nel mondo del lavoro l’eccessiva concentrazione sul cosiddetto lavoro intellettuale ha sbilanciato la comunità umana, svalutando il ruolo del cuore e delle mani.
Più di recente ancora, un gruppo di ricercatori facenti parte di un partenariato composto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e due enti di formazione professionale nazionali (ENAC dei canossiani e ENDOFAp degli orionini) ha condotto un progetto Erasmus+ dal titolo 3H (Head, Heart and Hands), avendo come obiettivo la costruzione di Linee Guida per l’introduzione dell’educazione socio-emotiva nei contesti scolastici (leggile qui).
Queste suggestioni di varia natura (storica, politica e di ricerca) sono del tutto coerenti con quanto raccomandato dall’OCSE, riguardo alla necessità di incorporare i valori nel curricolo, fornendo ai giovani una bussola per il domani (Learning Compass). Al di là di questo, l’istruzione cerebrale, se così si può chiamare, anestetizza gli studenti, che al contrario hanno bisogno di essere motivati, appassionati e interiormente accesi.
In particolare le Linee Guida del partenariato sopra nominato insistono su tutti gli elementi in gioco… come costruire un curricolo socioemotivo, dotandosi al contempi degli elementi organizzativi atti a favorirne l’attuazione? Come introdurre la prospettiva socio-emotiva nel lavoro quotidiano con gli studenti? Quali metodologie possono essere adottate per aiutare gli studenti ad essere autoregolati e motivati, rimanendo tenacemente fermi nell’operosa intenzione di apprendere? Come organizzare spazi, tempi e risorse scolastiche per favorire questo tipo di progettualità?
In particolare, a livello organizzativo il documento contiene indicazioni riguardanti l’articolazione dei tempi e degli spazi scolastici, con una diversificazione delle situazioni di apprendimento, la possibilità di percorsi differenziati e personalizzati che tengano anche conto di particolari momenti di crisi che gli alunni possono attraversare. Uno dei temi chiave oggetto di raccomandazioni è anche quello delle relazioni scuola-territorio: l’organizzazione educativa deve entrare all’interno di reti di co-progettazione (dando corpo e concretezza ai patti di comunità), promuovendo o collaborando a iniziative di impatto sociale, consentendo agli studenti di partecipare attivamente ad esperienze di bene, nello spirito del service learning.
Per quanto riguarda la didattica, il documento raccomanda un approccio esplicito all’educazione socio-emotiva, considerandola non soltanto come una dimensione trasversale ai percorsi disciplinari, ma come un ambito specifico al quale dedicare ore e spazi appositi. Per questo, il documento indugia anche su alcune modalità per la costruzione del curricolo e per la progettazione didattica collegiale.
L’ultima parte delle linee guida riguarda le competenze e la formazione continua degli insegnanti: con riguardo alla necessità di potenziare le dimensioni socio-emotive della sua figura e della sua azione quotidiana. Sono gli insegnanti, infatti,. la risorsa fondamentale per costruire relazioni educative, sia nell’ambito micro dell’aula e della scuola, che nell’ambito macro dei contesti sociali e generativi.
Un documento ambizioso, che richiede coraggiose strategie di cambiamento. D’altronde, come affermava Einstein, non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
[1] Testa, mano, cuore. La valorizzazione del lavoro nelle società del XXI secolo
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