Educazione sessuale a scuola, il 90% dei ragazzi la chiede (e 8 genitori su 10 sono d’accordo)

Nove adolescenti e giovani su dieci vogliono percorsi strutturati di educazione affettiva e sessuale a scuola; quasi l’80% dei genitori è favorevole e, in molti casi, ne chiede l’avvio già alle medie. È il quadro che emerge dall’Osservatorio “Giovani e Sessualità” di Durex 2025 – realizzato in collaborazione con Skuola.net su un campione di 15.000 ragazze e ragazzi tra 11 e 24 anni – pubblicato mentre alla Camera si discute il disegno di legge sul consenso informato per attività con esperti esterni.

Cosa chiedono studenti e famiglie

Il 90% dei giovani intervistati chiede che a scuola si affrontino temi come le infezioni sessualmente trasmissibili (IST), la contraccezione e il consenso nelle relazioni, attraverso un approccio costruttivo e con il supporto di professionisti qualificati: il 72% degli studenti ritiene infatti che medici, psicologi e sessuologi siano le figure più adatte.

Per la prima volta, anche i genitori si mostrano compatti: quasi 8 su 10 sono favorevoli all’introduzione dell’educazione sessuale nei curricoli scolastici, e il 45% la vorrebbe già dalla scuola media. Un dato che riflette la crescente consapevolezza del ruolo educativo della scuola anche nella sfera emotiva e relazionale.

Il contesto normativo: il ddl sul consenso informato

La pubblicazione della ricerca arriva mentre la Camera dei Deputati esamina il disegno di legge presentato dal ministro Valditara che introduce il consenso informato per la partecipazione degli studenti ad attività proposte da soggetti esterni alla scuola. La norma, secondo i promotori, punta a garantire maggiore trasparenza e condivisione con le famiglie, ma il dibattito resta acceso: da più parti si teme che possa trasformarsi in un ostacolo burocratico per i progetti di educazione affettiva e sessuale.

Dove si informano i ragazzi (e perché non basta)

L’indagine Durex mostra una realtà difficile da ignorare: il 49% dei giovani non parla di sessualità in famiglia (erano il 37% nel 2024). Il motivo principale? Quasi la metà afferma di non sentirsi a proprio agio con i genitori, e per il 14,5% si tratta di un vero e proprio tabù.

In assenza di dialogo, oltre il 53% cerca informazioni su internet. Ma l’autoformazione digitale – spesso tra siti pornografici o fonti non verificate – espone i ragazzi a contenuti parziali o scorretti, che rischiano di creare confusione o promuovere comportamenti rischiosi.

Consenso e comportamenti a rischio: l’area grigia

Il sexting è ormai un fenomeno diffuso: quasi un giovane su due dichiara di inviare o ricevere contenuti sessualmente espliciti, con percentuali elevate già tra gli 11 e i 13 anni.
Ancora più allarmante, il 46% afferma di aver ricevuto immagini o video a sfondo sessuale non richiesti (50% tra le ragazze).

Ma la consapevolezza sul consenso resta parziale: 1 giovane su 5 pensa che si possa rifiutare un rapporto con il partner “solo occasionalmente”, e il 40% considera la gelosia o la possessività eccessiva come segnali “non necessariamente” di una relazione da limitare.

I timori dei genitori

Le famiglie condividono la preoccupazione per i rischi che derivano da una sessualità vissuta senza strumenti adeguati. Il 28,7% dei genitori teme che i propri figli possano sviluppare relazioni tossiche, il 19,3% teme episodi di violenza, mentre il 17,1% indica il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili e il 16,3% la possibilità di gravidanze indesiderate.

Perché la scuola conta

La ricerca restituisce una fotografia netta: i giovani chiedono educazione, non divieti o silenzi. E la scuola, luogo privilegiato di crescita e confronto, viene percepita come l’unico spazio in grado di garantire percorsi inclusivi, scientificamente fondati e continuativi.

Non si tratta solo di “lezioni sulla sessualità”, ma di educazione alle relazioni, al consenso e al rispetto reciproco: un investimento che, sottolineano gli esperti, ha effetti positivi sulla prevenzione della violenza di genere, sulle dipendenze affettive e sulla salute psicosessuale.

Come ha ricordato Filippo Nimbi, psicologo e segretario generale della European Federation of Sexology, “il primo approccio alla sessualità avviene sempre più precocemente e, in assenza di un supporto qualificato, aumenta il rischio di comportamenti dannosi e di esperienze vissute senza consapevolezza. È tempo di dare ai giovani strumenti, non solo regole”.

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