Educazione motoria e classi pollaio: riforme a costo zero

Invarianza di organico. È la formula magica adottata dal Ministero dell’Economia e Finanze (MEF) nella Legge di Bilancio per istituire nuovi posti di educazione motoria nella scuola primaria e ridurre l’eccessiva numerosità delle classi (classi pollaio) senza avere spese aggiuntive. Per entrambi gli interventi, i nuovi posti da istituire infatti non comporteranno sostanzialmente alcuna spesa, in quanto non verranno aggiunti all’organico docenti, ma verranno assorbiti nell’organico esistente. Come è possibile?

L’articolo 109 del Ddl (S. 2448) al comma 7 prevede che il Ministero rileva “il personale cessato o che abbia chiesto di cessare a qualsiasi titolo, nonché quello in servizio a tempo indeterminato, per ciascun ordine e grado di istruzione, distintamente per regione e classe di concorso,  tipologia di insegnamento, classe di laurea, posti comuni, posti di sostegno e posti di potenziamento, sulla base del quale, a invarianza di dotazione organica complessiva a legislazione vigente, è rimodulato il fabbisogno di personale derivante dall’applicazione della normativa vigente, con indicazione di quello da destinare all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria”.

Per la deroga al limite delle classi molto numerose (nuovi posti per ridurre il numero delle classi pollaio) viene richiamato nuovamente il comma 7 dell’art. 109. Sempre a invarianza di organico.

Confermato l’organico di diritto di 769.500 posti complessivi (tra sostegno e posti comuni), i probabili 25mila pensionamenti lascerebbero altrettanti posti vacanti, parte dei quali potranno essere assegnati per educazione motoria e sdoppiamento delle classi.

Spetterà al ministero individuare i settori che cederanno quote di organico e classi di concorso per far posto all’educazione motoria e alla deroga delle classi ipernumerose.

Potrebbe esserci qualche sofferenza e qualche contrasto con i sindacati.

Nel cambio degli oneri retributivi il MEF non dovrebbe perderci, perché gli stipendi dei docenti che vanno in pensione sono certamente maggiori dei docenti di prima nomina che entrano.

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