Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Educazione e istruzione/3. La scuola pubblica come scuola di democrazia

Nello stesso dibattito Spadafora sostiene che “lo stesso Giovanni Gentile (…) non pensava certo ad una arida trasmissione di conoscenze, ma ad una comunicazione educativa legata anche ad una dimensione empatica”, che porta a una concezione della scuola pubblica come un laboratorio di democrazia “non assumendo in modo presupposto un sistema di valori, ma permettendo ad ognuno di esprimersi all’interno di un sistema valoriale aperto”.

Tenta una sintesi Veca che, dopo aver richiamato a sua volta l’importanza della trasmissione di conoscenze e competenze, sottolinea però come “una scuola che miri solo all’istruzione sia essenzialmente incompleta”, tanto che “si potrebbe dire che una scuola orientata solo all’istruzione è cieca (rispetto ai compiti di formazione ed educazione alla cittadinanza), e che una scuola orientata solo alla formazione di cittadinanza rischia in qualche senso di rimanere vuota”.

Apertamente nell’analisi di Scotto di Luzio, e indirettamente anche nel richiamo di Spadafora a Gentile, si coglie una certa nostalgia per un modello di scuola pubblica-statale colta, selettiva, avaloriale (l’unico valore è il confronto libero tra valori diversi), e forse è proprio per questo che Vittorio Campione nelle sue considerazioni finali prende le distanze da chi sostiene che la scuola di un tempo era migliore: “La realtà, ahinoi, è completamente diversa. La scuola di un tempo accoglieva poco, disperdeva una parte grande di quelli che accoglieva e dava a quei pochi che la attraversavano interamente una formazione che anche nelle sue eccellenze era priva di moltissime sfaccettature: le lingue, le discipline scientifiche e la tecnologia, la conoscenza della realtà contemporanea, l’educazione alla cittadinanza e altro si potrebbe aggiungere”.

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