Editoria scolastica: tra libri di testo morattiani e deregulation

A primavera i collegi dei docenti delle scuole del primo ciclo dovranno adottare i libri di testo per il prossimo anno scolastico, e gli editori sono da tempo in fibrillazione.
L’annunciata revisione delle Indicazioni nazionali, come ripetutamente annunciato dal ministro Fioroni, prospetta per il prossimo anno scolastico la probabile introduzione di nuovi obiettivi specifici di apprendimento (OSA). Se così sarà, che senso avrebbe, tra qualche mese, adottare libri di testo di impronta, per così dire, morattiana?
Sarà necessaria una gradualità di applicazione, perché i tempi dell’editoria non consentono di seguire con immediatezza i tempi dei provvedimenti amministrativi.
Ma, oltre a questo nodo di coordinamento organizzativo che il ministero dovrà opportunamente considerare, c’è un’altra questione più “politica” che incombe sui testi “morattiani”.
Negli ultimi due anni scolastici alcuni collegi dei docenti hanno rifiutato l’adozione dei testi conformati sugli obiettivi specifici di apprendimento delle norme di riforma, inducendo alcuni editori a rispolverare vecchi testi legati ai programmi scolastici del precedente ordinamento.
Quelle decisioni, circoscritte a casi isolati, potrebbero quest’anno diffondersi in modo più generalizzato, visto che questo affrancamento dagli Osa morattiani è stato autorevolmente legittimato dal ministro Fioroni il quale, come viene ricordato sul sito della Cgil-scuola (www.flcgil.it), in diverse occasioni pubbliche, oltre ad affermare che le Indicazioni nazionali sono “provvisorie” e, pertanto, “non vincolanti”, ha precisato che non vi è nessuna disposizione formale che parli di abrogazione dei programmi didattici (1985) per la scuola elementare e di quelli (1979) per la scuola media, con la conseguenza che le scuole, in forza della loro autonomia, possono decidere liberamente le scelte dei contenuti e degli obiettivi di insegnamento.
Una deregulation dei programmi che mette in crisi l’editoria scolastica.