Eco-ansia: 3 giovani su 4 sono preoccupati per il Pianeta, ma in troppi ignorano ancora le regole base del riciclo

Promossi in teoria, rimandati in pratica, nonostante la buona volontà. Questo sarebbe il giudizio riportato nella “eco-pagella” delle nuove generazioni, che si confermano sensibili e attente ai temi ambientali, ma non sempre pienamente consapevoli di come tradurre le buone intenzioni in comportamenti corretti.

A fotografare questo stato dell’arte dal doppio volto è un’indagine condotta dal portale studentesco Skuola.net in collaborazione con COREPLA – Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica – interpellando un campione di 2.500 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 34 anni.

L’impegno della “Generazione Green” parte, soprattutto, da un presupposto: quasi tre suoi membri su quattro (74%) si dicono preoccupati per la dispersione delle plastiche nell’ambiente. E un ulteriore 21%, pur non allarmato ai massimi livelli, riconosce la necessità di impegnarsi per limitare il fenomeno. Solo il 5%, dunque, si dice del tutto immune dalla cosiddetta “eco-ansia” nei confronti di polimeri e affini.

Tuttavia, il passaggio dalla teoria alla pratica resta complesso. Quando si parla di conoscenza delle regole base del riciclo, le certezze vacillano: 1 giovane su 5 – il 20% esatto – ammette di non avere informazioni sufficienti per differenziare nel modo più giusto, mentre oltre la metà (55%) si dice “solo parzialmente sicuro” delle proprie scelte. Appena un quarto del campione (25%) afferma di sentirsi davvero competente in materia.

In ogni caso, la consapevolezza che il problema esista c’è, eccome. E si traduce in un’ampia diffusione di approcci virtuosi: 9 giovani su 10, non a caso, dichiarano di effettuare spesso o sempre la raccolta differenziata (o almeno ci provano) e circa 1 su 2 presta attenzione alla sostenibilità delle confezioni dei prodotti – il cosiddetto packaging – quando fa acquisti, affinché queste siano il più possibile “sostenibili”, riciclabili.

Ma, come detto, al tempo stesso non si può nascondere che qualche problema ci sia. Concentrandoci ancora sulle plastiche – uno dei capitoli più ostici nel “Libro del Riciclo” – la maggioranza degli intervistati pare aver interiorizzato alcune regole fondamentali: il 70% sa che bottiglie e flaconi vanno svuotati, schiacciati e conferiti nella plastica, mentre l’80% è consapevole che prima di buttare un vasetto di yogurt nella plastica bisogna togliere la linguetta (solitamente di alluminio).

Tuttavia, quando tra le loro mani hanno rifiuti più “articolati” le cose cambiano (e non di poco): giusto per fare qualche caso concreto, solo il 39% sa che il polistirolo deve essere gettato nel bidone della plastica, mentre 4 su 10 lo smaltiscono erroneamente nell’indifferenziato.

Ancora più alto è il tasso di errore se si tratta di giocattoli in plastica: solamente il 35% ritiene, correttamente, di doverli buttare nella raccolta generica. E che dire delle confezioni multistrato o con etichette composte da materiali diversi: oltre 4 su 10 ammettono di andare in confusione quando arriva il momento di smaltire.

Un quadro chiaro-scuro che rivela come, dietro un impegno diffuso, sia ancora carente una conoscenza approfondita delle regole del conferimento. Ma, per fortuna, la curiosità e la voglia di saperne di più non mancano: 8 giovani su 10 dichiarano di informarsi autonomamente su ambiente e riciclo.

In testa ci sono i social network (24%), poi si piazzano siti web e portali di informazione (18%), seguiti a ruota da fonti più “tradizionali” come la scuola e l’università (14%) e la famiglia (12%). Infine, si ritagliano una quota di audience anche gli influencer specializzati in tematiche ambientali (7%).

Numeri, questi, che confermano come i canali digitali rappresentino anche su questo versante il principale strumento di aggiornamento per le nuove generazioni. Ma anche quanto il rischio di imprecisioni o informazioni incomplete resti alto.

Forse anche per questo cresce la richiesta di una formazione più solida e continuativa. Con oltre un quinto dei giovani intervistati (22%) che considera la scuola il luogo ideale per imparare a proteggere davvero l’ambiente, meglio ancora di campagne online (17%) o iniziative promosse dai media vecchio stampo, come radio e tv (16%).

Rafforzando, dunque, il ruolo centrale delle istituzioni educative nella costruzione di una cultura ambientale basata su fatti e conoscenze verificate. Da qui l’importanza di continuare con progetti di sensibilizzazione, sia a scuola che nei luoghi di aggregazione online, per consolidare la transizione verso una cittadinanza più sostenibile e responsabile.

I dati dimostrano che i giovani hanno una forte coscienza ecologica, ma spesso mancano di informazioni pratiche per tradurla in azioni concrete. Per questo è fondamentale investire in progetti educativi mirati e in campagne di comunicazione chiare e accessibili”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

Non è un caso che lo sforzo dei consorzi di filiera come COREPLA non si concentri solo sull’hardware – ovvero i sistemi di conferimento e raccolta differenziata – ma anche sul software, ossia sugli uomini e le donne che devono poi usarli: “L’interesse e la sensibilità delle nuove generazioni sono una risorsa preziosa – sottolineano dal Consorzio – Per questo, cerchiamo di accompagnarle con percorsi di educazione continua, dentro e fuori la scuola, per trasformare la buona volontà in comportamenti efficaci e consapevoli, a beneficio dell’ambiente e del futuro di tutti”.

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