Echi del rapporto Censis. Ma la scuola italiana non è tutta poltiglia

Ha suscitato una vasta eco la rappresentazione della società italiana come “poltiglia” (o, in alternativa poco rasserenante, “mucillagine“) proposta da Giuseppe De Rita nella 41a edizione del Rapporto Censis. E siccome si trattava di una chiave interpretativa a tutto campo, essa non poteva non coinvolgere una fondamentale articolazione della società come il suo sistema scolastico.
Per certi aspetti e in molti casi l’immagine della poltiglia si adatta agevolmente anche alla situazione della scuola italiana (apatia, mancanza di progettualità, localismo), ma i dati dell’ultima indagine OCSE-PISA confermano un dato che la caratterizza da sempre, o almeno da quando – a partire dagli anni settanta dello scorso secolo – si sono sviluppate anche in Italia analisi di tipo sociologico sull’andamento del sistema scolastico: la scuola italiana non è affatto “tutta” poltiglia, a anzi in alcuni indirizzi (i licei) e territori (il Nord, in particolare il Nord-Est) i risultati ottenuti dagli studenti italiani sono tra i migliori del mondo sia in scienze (oggetto prevalente del PISA 2006) sia in matematica e lettura.
Il problema della scuola italiana, evidenziato anche dagli esiti del “1° Rapporto sulla qualità nella scuola” di Tuttoscuola (giugno 2007), è la sua disomogeneità sostanziale, che contraddice l’uniformità formale del suo modello organizzativo e dei suoi ordinamenti.