E’ possibile realizzare la piena parità tra le scuole risparmiando 17 miliardi?

Si torna di nuovo a parlare del ‘costo standard’ per alunno come strumento di finanziamento del sistema pubblico di istruzione, senza distinzione tra scuole statali e paritarie. Se ne è discusso lo scorso 15 giugno a Roma in occasione della presentazione, svoltasi presso la Biblioteca Alessandrina della Sapienza, del saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” (Giappichelli editore), scritto da Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola e già segnalato da Tuttoscuola qualche mese fa in occasione della sua pubblicazione (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=37630).

Il saggio, come hanno spiegato gli autori, è centrato sulla proposta di adottare il “costo standard” come parametro unitario di finanziamento dell’intero sistema educativo. Attualmente il costo medio annuale di uno studente di scuola statale è di gran lunga superiore a quello di un alunno di scuola paritaria: 7.063 euro contro circa 500. Ristrutturando la spesa per la scuola sulla base del criterio del “costo standard di sostenibilità” il costo unitario per studente si ridurrebbe a circa 4.000 euro con un risparmio per lo Stato pari a 17 miliardi di euro.

Sembrerebbe l’uovo di Colombo, e c’è da chiedersi come mai una proposta del genere, così allettante per le finanze pubbliche, non sia stata accolta con interesse dal principale interessato, il Ministero dell’economia. Il fatto è che per realizzare un così drastico taglio dei costi occorrerebbe rivoluzionare l’attuale assetto organizzativo della scuola statale, come anche Tuttoscuola va spiegando da anni: si veda, per esempio, il nostro dossier ‘Risparmi e qualità’ (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?18588), che risale al settembre 2008.

Ci sarebbero (stati), inevitabilmente, consistenti tagli dei costi per il personale, la chiusure di molte scuole sottodimensionate e una certa maggiore partecipazione delle famiglie alla spesa, con esclusione delle sole fasce più deboli, con prevedibili resistenze dei sindacati e degli enti locali. Tutti elementi che hanno indotto i diversi governi e ministri succedutisi negli ultimi otto anni a prendere tempo, glissare, rinviare.

Esistono oggi le condizioni per riaprire il discorso? Intanto occorrerebbe che il fronte delle scuole paritarie si desse una rappresentanza unitaria a sostegno di una proposta condivisa, come osservato dal segretario nazionale della Cisl-Scuola, Lena Gissi, in occasione della presentazione del volume.  E poi servirebbe una verifica tecnica e anche politica della fattibilità della proposta. Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) ha raccolto l’invito di Gissi lanciando l’ipotesi di costituire presso il ministero dell’Istruzione un tavolo di lavoro con le associazioni del Fonags, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, i sindacati e anche gli autori del saggio sul costo standard.

Certo un tavolo di lavoro di questo tipo potrà fare al massimo un’istruttoria, ammesso che riesca a definire una proposta unitaria. A decidere non può che essere il tavolo della politica, che non può limitarsi a… tirarsi indietro.