E ci sono anche i costi figurativi degli impiegati-ricercatori di supplenti

Anche il tempo impiegato dall’assistente amministrativo che a tempo pieno si occupa di supplenze è diventato un onere proibitivo, da quando sono triplicati o quadruplicati i tempi di evasione della pratica quotidiana delle chiamate dei supplenti.
Si potrà dire che l’assistente amministrativo è comunque pagato, ma un calcolo della spesa figurativa che tale lavoro aggiuntivo genera va comunque messo in conto.
In passato bastava mediamente un’ora/un’ora e mezzo al massimo per smaltire la procedura quotidiana delle chiamate di supplenza. Oggi l’assistente amministrativo, preposto solamente a questa incombenza, impiega l’intera mattinata (se non due o tre come il caso di Latina delle 574 telefonate), arrivando anche a quadruplicare il suo tempo di lavoro.
Poiché la quota oraria di stipendio lordo dell’assistente amministrativo, comprensivo degli oneri a carico dello Stato, è di circa 12 euro (ai valori attuali dell’ultimo contratto), l’onere aggiuntivo figurativo è pari quindi a circa 40 euro al giorno.
Calcolando in almeno 150 le giornate di un anno scolastico dedicate alle chiamate per supplenza, un assistente amministrativo “costa” per l’aumento del lavoro rispetto alla situazione precedente 6.000 euro. Tale costo figurativo, moltiplicato per le tutte le 6 mila istituzioni scolastiche italiane coinvolte (Direzioni didattiche e Istituti comprensivi), dà una bella cifra (virtuale ma non troppo) superiore ai 36 milioni di euro.
Particolarmente penalizzate per questa situazione, derivante dal diritto dei supplenti di rifiutare le proposte di nomina (non vantaggiose quando brevi e se lontane da casa) sono le scuole periferiche, di montagna o di provincia dove l’emergenza di chiamata e la costante del rifiuto di nomina è diventata da due-tre anni ordinaria patologia amministrativa e disfunzione didattica.