Docenti quota “96”: pensione cancellata per errore?

Sono circa tremila gli insegnanti che si vedono privati di un diritto – sottolinea la professoressa Rossana Lancella a Tuttoscuola – “per un errore del Miur che non si vuole sanare, riconoscendo semplicemente di aver sbagliato”.

I fatti sono pochi e chiari. Nella scuola la cessazione dal servizio è vincolata all’inizio dell’anno scolastico successivo alla data in cui la domanda è stata presentata. Il decreto legge 6 dicembre 2011, convertito con modificazioni con la legge n.224/2011 non tiene conto della specificità della scuola e fissa per tutti l’uscita dal servizio per il 1° gennaio. Il risultato è la cancellazione dell’unica finestra d’uscita già prevista per il personale della scuola al 1° settembre.

Il Miur prende atto della modifica legislativa e con circolare della primavera del 2012 conferma le stesse date dell’anno precedente, senza tenere conto dei diritti acquisiti e delle legittime aspettative dei docenti che al 1 settembre 2011 avevano maturato i requisiti per il collocamento a riposo.

La decisione è di difficile accettazione e non sembra opportuno sperare di risolverla con tante “guerre” di contenzioso che stanno assumendo concretezza nella configurazione di impugnative – lavoro per giudici ed avvocati – di discussioni sulla competenza del Tar, della Corte dei Conti, del giudice del lavoro, con qualche puntata fino alla Corte Costituzionale.

Auguriamoci che il Miur dedichi attenzione alla quota “96”, individuando le forme e le modalità correttive nel quadro della questione “esodati”, che con la legge di stabilità attualmente all’esame del Senato, ha trovato parziale soluzione.

Questa appare la strada da percorrere per ricreare fiducia negli interessati e concorrere ad un decremento dei conflitti tra Stato e cittadini.