DL 36 su reclutamento, formazione e carriera degli insegnanti: al Senato si decide come funzionerà la scuola

Oggi convegno con importanti rappresentanti della politica e del sindacato

In questi giorni sono in gioco questioni fondamentali per il livello di qualità del sistema di istruzione che incidono sul profilo futuro dei docenti italiani, su come verranno formati, su come verranno selezionati, su come si aggiorneranno e su quanto saranno motivati nel loro percorso professionale. La posta è alta e a metterla sul piatto sono le norme sulla formazione e sul reclutamento contenute nel decreto legge 30 aprile 2022, n. 36 del PNRR i cui lavori sono in pieno corso al Senato.

Un’occasione privilegiata per un dibattito qualificato fuori dal Parlamento ma con importanti rappresentanti della politica e del sindacato è rappresentata dal Convegno organizzato da Tuttoscuola per oggi venerdì 20 maggio alle ore 13 nell’ambito della Fiera Didacta, che apre oggi a Firenze (Fortezza da Basso).

Il convegno è intitolato “Reclutamento, formazione e carriera, in gioco la qualità della scuola”, al quale interverranno sue ex ministre dell’Istruzione, Lucia Azzolina e Valeria Fedeli, con la responsabile Scuola di Forza Valentina Aprea e con la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci. L’evento si svolgerà dalle alle ore 13.00 alle 14:30 presso la Sala della Scherma.
E’ possibile iscriversi all’evento ora cliccando qui.

In occasione dell’incontro Tuttoscuola – testata specializzata del settore, autrice di numerosi dossier che hanno influenzato il dibattito in tema di educazione – presenterà uno studio sull’argomento che analizza il decreto ed evidenzia alcuni limiti che potrebbero avere – se il testo non verrà modificato al Senato – impatti negativi sul livello di qualità del servizio scolastico nel futuro, fortemente dipendente dalla preparazione e dalla motivazione degli insegnanti.

Secondo Tuttoscuola il decreto “buca” uno di quelli che avrebbero dovuto essere i pilastri del PNRR, lo sviluppo professionale, andando a fare parti uguali tra diversi. E non si ferma qui. Di seguito una sintesi dell’analisi di Tuttoscuola del decreto con l’anticipazione di qualche proposta di modifica che verrà avanzata nel corso del convegno di domani.

Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile e ora all’esame del Senato non prefigura in alcun modo uno sviluppo professionale, che esiste se all’interno di una categoria professionale si distinguono ruoli, profili, incarichi aggiuntivi, e si valorizzano diversi livelli di esperienza e di competenze. Insomma se si spezza l’egualitarismo assoluto che mette sullo stesso piano 800 mila professionisti. Al contrario il testo del decreto è esplicito: “Resta ferma la progressione salariale di anzianità” (art. 44, c. 4).

Il ruolo resta dunque unico e il percorso piatto per tutti. Chi fa il minimo indispensabile, chi non ha competenze adeguate, chi non è apprezzato dagli studenti e dalle famiglie avanzerà alla scadenza prevista alla posizione stipendiale successiva esattamente come chi lavora dieci o più ore al giorno, chi si aggiorna costantemente, chi è ritenuto autorevole e sa affascinare gli studenti diventando un punto di riferimento per la loro crescita. Parti uguali tra diversi. Premiati di fatto i primi, mortificati nel loro impegno i secondi.

L’elemento di differenziazione rispetto alla mera progressione salariale di anzianità che il DL introduce è la “formazione incentivata” (“Al fine di incrementare l’accesso ai predetti percorsi formativi è previsto un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio riconosciuto all’esito positivo del percorso formativo”), che riduce quella che è una componente nobile e fondamentale della professione a una “utilità”, snaturandola. In tal modo il decreto elude sia lo spirito di una legge vigente, la 107/2015 che parla di “formazione obbligatoria” (mentre l’incentivo è per definizione non obbligatorio), sia la lettera del PNRR (che parla espressamente di carriera).

Peraltro “tale elemento retributivo” verrebbe riconosciuto “in maniera selettiva e non generalizzata”.

Di conseguenza la formazione in servizio da obbligatoria in quanto connessa alla caratteristica intrinseca di una professione dedicata alla crescita umana e culturale degli studenti, diventa un requisito per partecipare, a scelta del singolo docente, a una selezione il cui successo non porterebbe a uno sviluppo professionale in termini di ruolo o profilo, ma a una premialità una tantum.

Se non si vuole tradire la lettera del PNRR (che parla espressamente di carriera) e perdere un’occasione storica di ammodernare il sistema e rilanciare la professionalità docente, il Parlamento deve intervenire senza dimenticare di tenere conto delle aspettative della categoria e recuperare l’apporto sindacale in sede contrattuale per l’applicazione delle norme. Questo sarebbe possibile fissando gli indirizzi generali (introduzione di profili e livelli diversi) e lasciando ad Aran e sindacati il compito di definire per via contrattuale misure, tempi e modalità per rendere concreta la carriera.

Dal punto di vista tecnico una strada potrebbe essere quella di stralciare dal DL gli articoli interessati e farne oggetto di un disegno di legge – che dovrebbe comunque essere agganciato al “treno” del PNRR – sul quale mettersi al lavoro da subito ma con i tempi e i modi necessari che consentano condivisioni, mediazioni e integrazioni.

Una proposta articolata verrà presentata in occasione del convegno di oggi a Firenze.

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