Dispersione scolastica e criminalità: in Sicilia l’allarme dell’Antimafia

Dotarsi al più presto di una legge regionale che raccolga le buone prassi già esistenti, di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali. E poi ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalità e la valorizzazione delle figure dei garanti locali. Sono questi alcuni dei suggerimenti che la commissione Antimafia ha consegnato al Parlamento siciliano nella relazione conclusiva dell’inchiesta sul fenomeno della dispersione scolastica e del reclutamento di minori da parte della criminalità organizzata. Il documento raccoglie otto mesi di lavoro in cui la Commissione ha cercato di dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in più occasioni dai procuratori del Tribunale dei minori oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del Terzo settore a fronte dei dati sempre più allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia.

Il fenomeno della dispersione scolastica è ancora molto forte – ha dichiarato il presidente della Commissione antimafia Claudio Fava – c’è un’inadeguatezza della risposta delle istituzioni. In alcuni quartieri, nelle scuole, pesano delle responsabilità che andrebbero suddivise in altre istituzioni, totalmente assenti. Una ragazza che aveva bisogno di una visita psichiatrica a novembre, le viene assegnata a luglio. A Gela ci sono due assistenti a disposizione per due volte a settimana. Manca uno studio della condizione minorile in Sicilia. Assistiamo a fenomeni quasi ottocenteschi dovuti alla mancanza di risorse. A Marsala c’è una classe dove sono tutti figli di detenuti. A Catania il teatro Moncada è stato inaugurato 5 volte, nessuno si è interessato di creare dei contenuti. Il campo dei Briganti Librino è stato restituito dopo 3 anni ed è l’unica alternativa ai commissariati della polizia. Ragazzini che in assenza di altra proposta civile e sociale, vengono reclutati dalla criminalità. Tutto questo per colpa delle poche risorse, senza nessuna sinergia”.

“Mancano dei luoghi di aggregazione, gli impianti sportivi sono inesistenti o chiusi e lasciati al degrado e all’abbandono – ha quindi spiegato la componente dell’Antimafia Roberta Schillaci – le palestre sono inagibili e il Comune le lascia chiuse. Niente laboratori teatrali che potrebbero togliere dalla strada i ragazzi e non consegnarli alla criminalità. Tante associazioni del terzo settore si sono sostituite alle istituzioni ma manca un coordinamento. Adesso arriveranno tanti soldi del Pnrr, con tanti progetti che possono essere anche controproducenti, perché i ragazzi non vengono seguiti. Manca anche un dialogo tra gli assessorati alla sanità e all’istruzione. Piccoli bisogni neuropsichici diventano bisogni importanti. Mancano anche le infrastrutture, il tram doveva mettere le periferie in collegamento col centro, spesso è stato usato per lo spaccio. Questo per mancanza di controlli. Anche i tirocini si sono dimostrati strumenti per utilizzare a basso costo occupazione giovanile. Sullo psicologo di base è tutto fermo per mancanza di fondi”.

Il documento presentato lancia dunque l’allarme: “Se una ragazza problematica di una periferia palermitana – si legge – dovrà aspettare dieci mesi per una visita psichiatrica, se diciassette scuole di frontiera continueranno ad avere a disposizione un solo assistente sociale per migliaia di studenti, se palestre e campi sportivi resteranno chiusi perché i comuni non riescono a recuperare le cifre modeste che servono a renderli fruibili, se le scuole resteranno l’unico presidio isolato e malvisto, se le associazioni si vedranno chiudere i programmi di accompagnamento sociale per ragioni di bilancio e di burocrazia amministrativa rinunziando a dare continuità di intervento al loro lavoro, se questa resterà la pubblica risposta per i quartieri in cui la condizione minorile è sinonimo di vulnerabilità e disagio, non stupiamoci quando mafie e criminalità avranno vita facile a reclutare, a trasformare adolescenti in carne da cannone”.

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