Diplomifici/2. Il ‘giallo’ del decreto-legge non ancora emanato

Sono trascorsi ormai dieci giorni da quando il Consiglio dei Ministri del 28 marzo scorso ha varato quattro decreti-legge, tre dei quali già emanati sollecitamente dal Capo dello Stato ed entrati in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma del quarto, riguardante diverse problematiche del sistema d’istruzione, non si hanno notizie.

Nella conferenza stampa tenuta a conclusione della seduta del  Consiglio dei ministri e nel comunicato di Palazzo Chigi, si precisava che quel quarto decreto-legge era relativo a “Ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026”, e riguardava alcuni interventi ritenuti urgenti, tra cui il completamento della riforma degli istituti tecnici, un nuovo bando sulla progettualità degli asili nido, nuovi finanziamenti per il turismo, il finanziamento per libri di testo gratuiti per alunni più disagiati, l’azione di prevenzione e contrasto verso i diplomifici.

Da notare che quest‘ultimo oggetto del decreto – i diplomifici – mutuato, a quanto sembra, pari pari dal testo di un disegno di legge analogo tuttora fermo in Parlamento, è stato salutato positivamente da molti esponenti del mondo politico e sindacale che hanno apprezzato il sollecito disposto dal ministro Valditara per concretizzare gli interventi di prevenzione e contrasto.

Per quanto riguarda complessivamente quel quarto decreto-legge in attesa di risposta, è opportuno svolgere alcune riflessioni.

Si sa che i decreti-legge approvati dal Consiglio dei Ministri vengono emanati dal Capo dello Stato soltanto dopo che ne abbia accertata la sussistenza dei requisiti previsti tassativamente dall’art. 77 della Costituzione (straordinaria necessità e urgenza).

Il ritardo di emanazione del DL, se non dovuto alla complessità delle diverse materie in trattazione, potrebbe far pensare che una o più oggetti normativi trattati nel testo del decreto non abbiano i requisiti previsti dall’art. 77 della Costituzione e che, pertanto, il Capo dello Stato ne abbia rimesso il testo al Consiglio dei ministri per un’opportuna integrazione o modifica.

Ne sapremo di più nei prossimi giorni.

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