Di Menna (Uil Scuola) sul reclutamento: No ai ‘graduatorifici’ permanenti

La scuola, il reclutamento del personale “non possono trasformarsi in una sorta di ‘graduatorificio’ permanente“. è quanto afferma il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, “ci sono delle cose che andrebbero fatte subito, nel nome della continuità e della stabilità”.

È il senso dell’intervento del sindacalista su Il Sussidiario.net, in cui spiega la strategia della Uil Scuola per eliminare il problema dei precari: “Immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti in organico di diritto; concorsi per quelle discipline e in quelle province dove sono esaurite le graduatorie; legare il decreto sulla formazione iniziale a quello sul reclutamento, in coerenza con interventi legislativi più ampi; stabilizzare gli organici (pluriennali) e favorire stabilità con incarichi pluriennali (in fase di organico di fatto); prevedere nella fase transitoria della formazione iniziale e del reclutamento una riserva per chi ha assicurato con 360 giorni di servizio il funzionamento; stabilizzare le graduatorie; garantire la continuità per 3 o 5 anni, evitando ogni anno la ridefinizione dell’organico“.

Noi siamo impegnati per fare delle immissioni in ruolo una sorta di ‘apripista’ per affrontare e risolvere il problema in via strutturale. È fuorviante – osserva Di Menna – ipotizzare decisioni nord-contro-sud e viceversa. L’incertezza grava su tutto il territorio nazionale, con punte più ‘calde’ dove la disponibilità di posti è maggiore e, per aspetti diversi, dove la carenza di lavoro è pressante; come è davvero fuori luogo pensare al precariato come terreno di scontro politico. Sulla scuola servirebbe – dichiara – un’intesa che prefiguri tempi che vadano oltre la legislatura“.

Il leader della Uil ritiene quindi opportuno che sulla gestione dei decreti attuativi, il ministro Gelmini apra un confronto con i sindacati. “Sicuramente far decidere, in un clima di incertezze, confusione, agli studi legali, ai tribunali, alle pressioni particolari di natura politica, non solo non aiuta a risolvere ma amplifica gli effetti negativi del problema sociale” fa notare Di Menna secondo il quale il processo di modernizzazione della scuola “richiede di puntare sul valore aggiunto della qualità e dell’impegno degli insegnanti“. “Precariato, incertezze, tagli lineari rappresentano – conclude – il contrario di tale esigenza“.