
Denatalità in caduta libera/2. La mappa del fenomeno
Il tasso di natalità registrato tra il 2002 e il 2015 mette in evidenza andamenti diversi sul territorio.
Mentre, infatti, nelle regioni meridionali già prima del 2002 era in atto una tendenza al decremento (confermata, pur con attenuazione negli anni successivi), nelle restanti aree italiane invece, nel medesimo periodo e fino al 2008-2009, l’incremento era stato costante.
Dal 2008 il decremento è diventato generalizzato e costante, senza risparmiare nessuno.
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Variazione
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2002
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2008
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2015
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2002-2008
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2008-2015
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2002-2015
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Nord
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9,1
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9,8
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8,0
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0,7
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-1,8
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-1,1
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Centro
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8,9
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9,9
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7,8
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1,0
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-2,1
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-1,1
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Mezzogiorno
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10,1
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9,7
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8,1
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-0,4
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-1,6
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-2,0
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Italia
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9,4
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9,8
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8,0
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0,4
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-1,8
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-1,4
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L’incidenza sulla popolazione scolastica è conseguente alle variazioni rilevate: mentre nel Mezzogiorno il calo di nati e il conseguente calo di classi viene da lontano e continua, nel Centro e nel Nord Italia dopo un certo boom di nati e di classi è iniziato lo “sboom” che si farà sentire presto.
Nel 2008 le seguenti province avevano registrato un tasso di natalità sopra il valore di 11 nati per mille abitanti: Bergamo, Brescia, Bolzano, Reggio E. (11,6), Roma, Caserta, Napoli, mentre Carbonia registrava il tasso più basso scendendo sotto il valore di 7 per mille (6,4).
Nel 2015 sotto il tasso di 6 nati x 1000 abitanti sono scese molte province: in Piemonte Vercelli, Biella (5,9), Verbania ed Alessandria; nel Veneto Belluno e Rovigo; in Friuli Udine e Trieste; in Liguria Genova, Imperia, La Spezia e Savona, in Emilia Ferrara; in Toscana Massa-Carrara, Lucca e Grosseto; in Umbria Terni; nel Molise Campobasso; in Sardegna tutte le province con esclusione di Olbia-Tempio e Cagliari, mentre Carbonia ha toccato il 5,9 e Oristano (record negativo assoluto) è sceso a 5,8.
L’ondata di magra non risparmierà nessuna scuola per i prossimi anni: nelle scuole dell’infanzia l’effetto si è già fatto sentire, colpendo prima di tutto le scuole paritarie.
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