Decreto legge riparatore… ma nulla per i precari

L’iscrizione nei lavori del Consiglio dei Ministri di venerdì 25 luglio di un decreto legge proposto dalla Presidenza del Consiglio d’intesa con il ministero dell’Istruzione sui corsi abilitanti della legge 124/1999 sui precari aveva fatto pensare che il provvedimento potesse essere il classico “cavallo di Troia” per far passare una modifica della medesima legge che servisse da interpretazione autentica e definitiva dei tanti problemi che da quasi tre anni affliggono i precari e i loro punteggi.
Invece il decreto non nascondeva altri intenti.

Il provvedimento d’urgenza – si fa per dire – ha riguardato il buco di oltre 100 miliardi di vecchie lire che si è determinato tra il 1999 e il 2000 per il pagamento delle commissioni esaminatrici dei corsi abilitanti.
La legge aveva disposto un finanziamento di poco più di 36 miliardi di vecchie lire nella presunzione che ai corsi avrebbero partecipato circa 85 mila docenti per i quali occorreva costituire commissioni giudicatrici in proporzione.
I docenti corsisti furono invece circa 426 mila, al punto che il numero delle commissioni si moltiplicò vertiginosamente, facendo saltare tutti i calcoli. Il debito dopo tre anni è coperto, “d’urgenza”.

Quel che resta invece del tutto scoperto è l’interrogativo sulla possibilità che il ministro Moratti metta mano alla legge 124/1999 per correggere le presunte storture che, a cominciare dal suo predecessore De Mauro, hanno fatto la gioia solamente dei legali curatori delle migliaia di ricorsi dei precari-precari e dei precari-sissini.