
Dare lavoro agli insegnanti non è compito della scuola
La situazione economica del Paese è grave e viene da lontano e per questo impone scelte severe. L’obiettivo fondamentale del Governo è il recupero di risorse finalizzato alla riduzione del deficit e del debito pubblico. Il ministro dell’istruzione Gelmini ha difeso le decisioni del Governo, assumendo un ruolo da protagonista dell’azione di risanamento finanziario italiano.
La cura per il sistema scuola è drastica, puntuale e perentoria: diminuzione nei prossimi tre anni di 70-100mila docenti e di circa 43mila unità di personale ATA. Solo il 30% della riduzione della spesa realizzata è riservato, a decorrere dal 2010, all’incremento delle risorse contrattuali per la valorizzazione e la carriera del personale della scuola.
La novità principale della manovra consiste nell’intreccio tra rigore finanziario e riforma del sistema d’istruzione e formazione. Ciò non era mai avvenuto nel passato quando i risparmi di spesa non toccavano l’assetto di sistema.
Sui risultati inerenti lala riduzione degli organici pesano sia la complessità e i limiti operativi, sia l’estensione generalizzata che può rendere difficile perseguire l’obiettivo di miglioramento degli standard di qualità.
Sono prevedibili dinamiche diverse nei vari ordini e gradi d’istruzione determinate dalle dinamiche demografiche che documentano aumenti di alunni nella fascia della scuola dell’obbligo, con forti differenziazioni territoriali: forti aumenti nel Nord Est e Nord Ovest e cali nel Sud.
L’unico indirizzo generale, espresso chiaramente dagli annunciati tagli delle disponibilità future, è che fino alla definizione del nuovo quadro di riferimento per la formazione e il reclutamento del personale docente non vi saranno ope legis immissioni in ruolo di precari, sacrificando le aspettative di un numero considerevole di persone.
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