Dall’IA developer al Data Scientist: le nuove professioni dell’Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente il panorama lavorativo e produttivo globale. Se in passato l’automazione e la robotica avevano un impatto preponderante sui lavori manuali, oggi è il turno delle competenze intellettuali e comunicative. La crescente diffusione dell’IA, infatti, sta dando vita a nuove figure professionali, la cui necessità è destinata ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni. Tuttavia, la velocità di questa trasformazione solleva preoccupazioni, soprattutto in Italia, dove una parte significativa della forza lavoro non è ancora pronta ad affrontare queste sfide.
Le Nuove Professioni dell’Intelligenza Artificiale
Secondo il Rapporto dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (Airi), la diffusione dell’IA nel settore produttivo e dei servizi avrà un impatto profondo su molte professioni tradizionali, ma anche su una serie di nuove professioni altamente specializzate. Tra le figure emergenti, spiccano ruoli come l’IA ethicist, che si occuperà di garantire che le applicazioni di intelligenza artificiale rispettino principi etici e legali, e il privacy engineer, esperto nel progettare soluzioni tecnologiche che tutelano i dati personali e rispettano le normative sulla privacy.
Altri professionisti fondamentali saranno gli IA developer, che svilupperanno algoritmi complessi per alimentare i sistemi intelligenti, e i consulenti legal tech, avvocati esperti nelle normative che regolano l’uso delle tecnologie emergenti. A queste figure si aggiungeranno i manager di infrastrutture IT, che si occuperanno della gestione integrata delle risorse informatiche necessarie per supportare le applicazioni IA, e i data scientist, che avranno il compito di analizzare e interpretare i vasti flussi di dati generati dalle tecnologie avanzate.
Queste nuove professioni non si limiteranno a emergere nei settori tecnologici avanzati, ma potrebbero diventare cruciali anche in ambiti come la sanità, la finanza, l’industria, e la pubblica amministrazione. L’adozione dell’IA, infatti, richiede competenze multidisciplinari, dove la tecnologia si intreccia con l’etica, la gestione dei dati, la privacy, e il diritto.
Il Piano Strategico del Governo Italiano per l’IA
Il governo italiano ha messo in campo una Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, con l’obiettivo di mobilitare 4 miliardi di euro tra risorse pubbliche e private. L’intento è quello di stimolare lo sviluppo e l’adozione di applicazioni innovative, puntando su un ampio rinnovamento delle competenze e sull’accompagnamento delle imprese italiane verso la trasformazione digitale.
Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, ha sottolineato che “la ricerca e l’innovazione sono motori di sviluppo per il Paese”, mentre Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha enfatizzato la necessità di rafforzare le competenze per “creare una nuova forza lavoro capace di trainare la trasformazione digitale”. Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del Gruppo Bracco, ha poi evidenziato l’importanza di destinare risorse adeguate per accelerare i processi di ricerca e innovazione.
Le Debolezze dell’Italia: Competenze e Startup
Nonostante l’entusiasmo e l’impegno istituzionale, l’Italia rischia di rimanere indietro nel panorama europeo dell’innovazione tecnologica. Secondo il rapporto dell’Airi, il Paese occupa una posizione di fanalino di coda in diversi indicatori relativi all’adozione dell’IA e alle competenze digitali. Un esempio emblematico riguarda il numero di startup italiane che operano nel settore dell’IA: solo 0,68 per milione di abitanti, rispetto a 1,99 in Germania e 2,05 in Francia. Questo gap evidenzia la necessità di interventi mirati per stimolare l’imprenditorialità digitale e attrarre investimenti nel settore.
Inoltre, l’Italia è anche fanalino di coda per quanto riguarda il numero di laureati in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Una carenza di competenze che si ripercuote sulla capacità delle imprese e delle pubbliche amministrazioni di implementare efficacemente soluzioni basate sull’IA.
L’Educazione come Priorità Nazionale
Una delle principali sfide da affrontare è la formazione: le università italiane stanno tentando di colmare il divario con iniziative che, però, non sembrano sufficienti per far fronte all’urgenza di una trasformazione radicale del sistema educativo e del mondo del lavoro. Il rapporto dell’Airi sottolinea la necessità di un piano straordinario di assunzioni nelle università, negli enti di ricerca e nelle imprese per formare professionisti altamente qualificati.
Inoltre, la questione delle competenze digitali non riguarda solo i giovani. Molte delle professioni tradizionali dovranno essere aggiornate con nuove skill, in un continuo processo di riqualificazione della forza lavoro, che dovrà essere accompagnato da politiche di aggiornamento continuo delle competenze.
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