
Dalle SSIS ai CAP: labilitazione per entrare in graduatoria
Da quando l’ultimo ciclo delle SSIS (il X) si è concluso, i docenti laureati non possono più abilitarsi e, quindi, iscriversi alle graduatorie ad esaurimento per sperare in una nomina di supplenza da precari o addirittura in una immissione in ruolo. Però…
Da quasi due anni a questa parte un rimedio per aggirare l’ostacolo è stato trovato fuori dall’Italia, sfruttando una direttiva comunitaria (n. 2005/36) che riconosce validità all’abilitazione all’insegnamento conseguita in un qualsiasi Paese dell’Unione e utilizzabile, a certe condizioni, in un altro Paese dell’UE.
Qualche prof di casa nostra ha scoperto in Spagna corsi a facile accesso e di breve durata che consentono il conseguimento dell’agognata abilitazione da utilizzare in Italia. Fino a non molto tempo fa nel Paese iberico si poteva conseguire il Certificado de aptitud pedagogica (CAP) in soli tre mesi, senza esami di ammissione ai corsi né prove finali, con una frequenza di una ventina di giorni.
Poi i CAP sono stati sostituiti da master più impegnativi, ma la corsa all’abilitazione è continuata spostandosi dalla Spagna al Portogallo, mentre varie agenzie italiane offrivano assistenza ai laureati italiani per conseguire questo certificato parzialmente online. Non a buon prezzo.
L’Anfis, Associazione Nazionale dei Formatori Insegnanti Supervisori, aveva denunciato la situazione, ritenuta come un paradosso che rischiava di generare disparità di trattamento tra abilitati esteri e italiani, perché i requisiti per ottenere l’abilitazione all’insegnamento in Spagna e in altri Paesi risultavano estremamente differenti da quelli nostrani e difficilmente raffrontabili non solo ai corsi biennali delle (ex) Ssis italiane, ma anche a quelli proposti dai nuovi disegni di legge.
Quello che doveva essere “un atto di pari opportunità per i cittadini europei, legittimati a prestare la propria opera professionale sull’intero territorio degli Stati membri”, aveva protestato l’ANFIS, “si trasforma in una sorta di illecito, a danno dei cittadini italiani”, perché esiste una “grande disparità di trattamento degli insegnanti abilitati in Italia rispetto agli abilitati all’estero”.
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