Crisi di governo/1. Epilogo della seconda Repubblica

Anche l’esperienza del secondo governo Prodi, dopo la precedente sviluppatasi nel biennio 1996-1998, si è conclusa traumaticamente. E anche questa volta non tanto per l’iniziativa dell’opposizione parlamentare quanto per i contrasti all’interno della maggioranza.
E’ vero che al Senato la coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del 2006 aveva una maggioranza risicata, spesso salvatasi per l’apporto dei senatori a vita (non eletti), ma la ragione principale della sua debolezza stava con ogni evidenza nell’eterogeneità delle forze politiche che la componevano.
Ancora una volta si è dimostrato che la carta della bipolarizzazione del sistema politico, con la quale la cosiddetta seconda Repubblica ha cercato di rimediare alle fragilità e all’indecisionismo della prima Repubblica, non è di per sé sufficiente ad assicurare un sufficiente livello di compattezza politica e di governabilità.
Anche la coalizione di centro-destra, al governo dal 2001 al 2006, è stata caratterizzata dai conflitti interni, dalle impazienze della Lega agli strappi dell’UDC, e lo si è visto anche nella politica scolastica, con le ripetute incursioni di AN sulla riforma Moratti.
Tutto ciò ha reso asfittica e contraddittoria l’azione di governo, come d’altra parte si è visto anche nella corrente legislatura “scolastica”, malgrado l’abilità politica e il pragmatismo mostrati dal ministro Fioroni in più occasioni: i problemi di fondo (la qualità del servizio pubblico, i livelli di apprendimento degli allievi, il merito e la carriera degli insegnanti, una vera e profonda riforma degli ordinamenti) nei primi 20 mesi di azione nel contesto descritto non hanno trovato soluzione (ma va ricordato che l’orizzonte temporale del programma era quinquennale).