Cresce l’attesa per il programma del ministro Gelmini

A differenza di molti suoi colleghi di governo, che si sono lanciati in una serie di dichiarazioni, esternazioni, interviste, lettere ai giornali, il ministro dell’istruzione, università e ricerca Gelmini ha optato per una linea di riservatezza, che lascia bene sperare sulla serietà con la quale la giovane parlamentare del PDL si accinge ad affrontare l’impegnativo compito che le è stato affidato.

Ma l’apprendistato al quale si sta dedicando il neoministro è destinato ad essere di breve durata, perché ci sono problemi da affrontare con urgenza e decisioni che non possono essere rinviate. Come quelle che riguardano la patata bollente delle immissioni in ruolo – ci saranno comunque meno posti di quelli sperati, e il ministro Tremonti non sarà più generoso del suo predecessore Padoa-Schioppa – e la questione della sussidiarietà in educazione che investe anche il rapporto con le Regioni per l’attuazione del Titolo V della Costituzione. E c’è una serie di atti di stretta competenza (e firma) del ministro, per i quali l’Amministrazione attende indicazioni. E decisioni da prendere, o indirizzi da definire, per esempio sulla questione del recupero dei debiti formativi.

L’attesa per quanto dirà e farà la Gelmini – che ha fatto sapere che ritiene suo dovere esporre i programmi in Parlamento prima che ai quotidiani – è perciò elevata, essendo stata alimentata nelle scorse settimane anche da alcuni importanti editoriali, usciti sui principali quotidiani, centrati quasi tutti sulla parola d’ordine del “merito”, che è d’altra parte al centro della proposta di legge n. 3423 presentata nello scorso mese di febbraio dalla stessa Gelmini.