Tuttoscuola: Non solo statale

Costo standard/1. Si può calcolare?

Come rilevato da Tuttoscuola nella newsletter della scorsa settimana, la proposta di utilizzare il costo standard per alunno come parametro unitario per il finanziamento di tutto il sistema pubblico di istruzione, formato da scuole statali e paritarie, ha riportato d’attualità il dibattito politico sull’annosa questione della interpretazione dell’art. 33 comma 3 della Costituzione, quello che contiene la nota dizione “senza oneri per lo Stato”, interpretata da alcuni come una preclusione assoluta e da altri come un divieto per i privati di chiedere il finanziamento, non per lo Stato di erogarlo a condizioni stabilite da una legge approvata dal Parlamento.

A questa seconda interpretazione si rifanno evidentemente coloro che propongono di ricorrere al costo standard per far cadere alla radice gli ostacoli che si sono finora sempre frapposti, anche dopo l’approvazione della legge n. 62/2000, a una estensione del concetto di parità dal piano giuridico a quello economico.

Sui limiti della legge 62/2000 (Berlinguer) torniamo con alcune riflessioni nella news successiva. Qui intendiamo segnalare il vivace dibattito in corso sul nostro portale tuttoscuola.com in merito non tanto all’opportunità politica (sulla quale i partiti di maggioranza e opposizione sono divisi anche al loro interno) quanto alla possibilità tecnica di ricorrere al costo standard per alunno come strumento di calcolo e distribuzione dei costi dell’istruzione.

Sulla questione il nostro portale ha ospitato una ampia intervista a suor Anna Monia Alfieri e un intervento di Claudio Gentili, esponente di Confindustria, entrambi favorevoli all’adozione del costo standard, che a loro avviso non sarebbe difficile calcolare dividendo, in sostanza, il costo globale dell’offerta di istruzione per il numero di alunni beneficiari.

Per nulla sicuro che questo sia l’approccio corretto si è invece detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, economista, che ha avanzato serie obiezioni:intanto di tipo tecnico perché il calcolo del costo standard, che la Fondazione ha provato a fare già alcuni anni fa, si è rivelato estremamente complesso, ma soprattutto perché per stabilire quanto riconoscere alle scuole paritarie occorrerebbe utilizzare non il costo medio per allievo ma quello marginale, cioè il costo ulteriore che lo Stato sosterrebbe se accogliesse nelle sue strutture un alunno proveniente dalla scuola paritaria.

Inoltre il costo standard va commisurato agli obiettivi considerati prioritari, che dipendono dalle politiche: esso può variare, per esempio, a seconda del tipo di obiettivo. L’obiezione di Gavosto ci sembra rilevante: se l’obiettivo fosse per esempio quello di ottenere un certo livello di prestazione da parte degli studenti o delle scuole, come a suo tempo decise di fare Margaret Thatcher con l’introduzione del National Curriculum, indubbiamente il costo aumenterebbe.

Il dibattito è importante e promettente, e ci auguriamo che si sviluppi fino ad esiti concreti.

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