Dove la COP27 ha fallito, la scuola deve riuscire

Una “chiamata alle armi” per tutti coloro che lavorano, a qualsiasi titolo, nel mondo della scuola. È questo il senso delle poche righe che mi accingo a scrivere. Senza retorica, la COP27 ha fallito. L’unica cosa buona, un fondo per aiutare i Paesi più afflitti dalla crisi climatica, non ha alcuna declinazione pratica. A Sharm el Sheikh i Paesi delle Nazioni Unite si sono presi i prossimi due anni di tempo per decidere chi deve mettere i soldi, chi dovrebbe riceverli e come trovarli. A questo punto tocca a noi scuole. Solo noi possiamo dare una svolta insegnando ai ragazzi a misurare e gestire la propria impronta ecologica. Una chiamata alle armi, con le armi della cultura e dell’education. Dobbiamo farlo. Ora.

Chi di noi non si è sentito dire una frase stereotipica che suona più o meno cosi: “Se l’avessero i bambini poveri questa minestra…” con tante possibili varianti. Frase che ovviamente puntava a far venire un senso di colpa tale da spingere l’inappetente a mangiare. Oggi, una frase del genere, dovrebbe essere declinata su altro: non perché siano migliorate le condizioni di povertà nel mondo, anzi, ma perché il punto su cui tutti dobbiamo battere è responsabilizzare i comportamenti per diminuire l’impronta ecologica di ognuno di noi. Partendo dal banale, dalle frasi quotidiane, dal linguaggio comune, dobbiamo sviluppare nei bambini e nei ragazzi la responsabilità per la propria impronta ecologica. 

Non ho mai sentito qualcuno dire, a un bambino che si lava i denti lasciando il rubinetto aperto, una frase del tipo “l’avessero in Africa tutta quest’acqua che stai consumando, salverebbe la vita a tanti“, o qualcosa di simile. Bisognerebbe riflettere su questo, nelle case, nelle scuole, in qualsiasi forma di collettività. L’impronta ecologica dell’umanità ha superato la biocapacità della Terra di oltre il 50%, e sempre peggio andrà, con  l’aumento della popolazione mondiale, al netto delle epidemie dei nuovi virus.  

Un questionario interessante lo propone Unicef con la campagna “Cambiamo Aria: la crisi climatica è una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini”.  Accedendo al link  https://misurailtuoimpatto.unicef.it/  si trova  un breve quiz  utile a capire le proprie abitudini di consumo. Ad esempio: prima di accendere i termosifoni o l’aria condizionata: considero come sono vestito/ Non lascio spine attaccate/modalità stand by/ Ogni tanto mi dimentico le luci accese/ Spengo sempre tutto, ecc. Domande sui gesti quotidiani volte a far pensare. Quando mi lavo i denti: chiudo quasi sempre il rubinetto dell’acqua/ dimentico sempre di chiudere il rubinetto/ non chiudo quasi mai il rubinetto dell’acqua/ chiudo sempre il rubinetto dell’acqua. Alla fine delle domande esce il profilo del bambino, quanto impatta sull’ambiente.

Nelle nostre scuole aiutiamo i nostri ragazzi a guardare oltre? Mostriamo loro cosa stanno vivendo i coetanei che abitano nei Paesi più afflitti di noi dalla crisi climatica? Abbiamo fatto vedere le 27mila scuole distrutte in Pakistan dalle  recenti inondazioni? Le immagini degli   840mila nigeriani sfollati in pochi mesi, per le alluvioni o delle 24 mila famiglie sfollate in Yemen? Abbiamo detto ai nostri alunni che i bambini più colpiti abitano in quei Paesi che, da soli, si fanno carico del 75% dei costi causati dalla crisi climatica, nonostante emettano soltanto il 10% delle emissioni di C02? Bisogna spiegare questo, chiaramente, ai ragazzi. 

 Stiamo vivendo come se avessimo più o meno una Terra e mezza tutta per noi,  e continuando di questo passo,  prima del 2050 arriveremo a consumare come se  avessimo due pianeti Terra e non uno. Di questo bisogna parlare nelle scuole. ENO,  comunità globale presente in 192 Paesi per portare nelle scuole lo sviluppo sostenibile, sta irradiando educazione alla sostenibilità in modo trasversale, nelle scuole di ogni ordine e grado, in tutti i continenti. Sono iniziative lanciate dalla Finlandia, dove ENO è nato, nel 2009, grazie all’intuizione di un docente, Mikka Vanane. Aderire ad ENO è gratuito: non c’è burocrazia, non ci sono soldi da mettere. Solo la buona volontà di aiutare i nostri ragazzi a salvare il pianeta. Per aderire (scuole ma anche Comuni, Province e Regioni) scrivetemi: annamaria.deluca@enoprogramme.org

Prossima iniziativa sarà domani, 2 dicembre: per partecipare cliccate qui

*coordinatrice nazionale ENO

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