Esame di Stato nell’era del Covid: come cambia la maturità 2021 e cosa rimarrà

di Tiziana Rossi

Due recentissime Ordinanze Ministeriali del 5 Marzo rilanciano l’esame di Stato 2021 del primo e del secondo ciclo in “salsa Covid19”: niente scritti e, più specificamente per le superiori, assegnazione entro il 30 Aprile di un elaborato incentrato sulle discipline caratterizzanti l’indirizzo (definite in uno specifico allegato), analisi di un testo di Letteratura italiana e “materiale” interdisciplinare a partire dai quali sviluppare il colloquio, possibilmente in dialogo interlocutorio tra i saperi e valutato in 60esimi grazie a una griglia nazionale centralizzata.

Pochi temi come la maturità mobilitano tanto gli animi e le analisi degli opinionisti: rito di passaggio verso l’età adulta, non a caso un tempo definito prova di “maturità”, a tutti è impresso nella memoria come tappa significativa verso le scelte adulte. Comunque la si pensi, la pandemia di fatto condiziona e muta radicalmente anche questo limes tra l’adolescenza e l’adultità. Se parte del mondo scuola tuona contro la formula snellita in era Covid (già inaugurata lo scorso anno scolastico), ritenendo del tutto irrisoria e appiattente – monodimensionale in qualche modo – la valutazione centrata su un’unica prova orale, è pur vero che a un’analisi meno settaria e manichea, le scelte del legislatore appaiono in linea con una serie di dispositivi potenzialmente innovativi messi in campo negli ultimi dieci anni.

Anzitutto il richiamo costante alla interdisciplinarietà, già a partire dall’elaborato assegnato dai docenti del consiglio di classe entro il 30 aprile: unica novità rispetto allo scorso anno, l’elaborato della maturità 2021 parte dalle discipline caratterizzanti (e qui si esauriva nel 2020), ma è altresì “integrato, in una prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente, e dell’esperienza di PCTO… tenendo conto del percorso personale”. Trovano qui spazio concetti chiave dell’innovazione scolastica a suon di Riforme degli ultimi venti anni: il curricolo per competenze e non per saperi dogmaticamente prescritti da “programmi ministeriali”, il dialogo costante tra i saperi, l’alternanza come metodologia attiva incentrata sul soggetto che apprende risolvendo sfide, problemi in contesti situati fuori e dentro l’aula, evocando e mobilitando i saperi in funzione di temi reali, siano essi prototipi o artefatti culturali, ipotesi scientifiche, dibattiti sociali da dirimere. E poi la personalizzazione: individualizzazione e personalizzazione ormai da tempo sono assurti a diritto per tutti, ben oltre i progetti personalizzati ai sensi della legge 104 e 170.

Questi due cardini dicono di percorsi adattati agli stili apprenditivi e ai talenti multipli, come vie diverse per i medesimi scopi (individualizzazione), ovvero della facoltà di apprendere anche cose diverse, in risposta ai bisogni e alle aspirazioni della persona intesa come unicità (personalizzazione).

La Riforma 2017-2019 degli istituti professionali va esattamente in questa direzione, sottoscrivendo la necessità della formulazione di un progetto formativo individuale per ogni studente, flessibile e adattato al pregresso, privilegio già dal 2012 riconosciuto al mondo della formazione adulta all’insegna del diritto al riconoscimento e alla validazione di quello che già si sa, siano i saperi pregressi formali, non formali o informali.

Il tema è ulteriormente stressato dal varo definitivo del modello di “curriculum dello studente” legiferato in Agosto 2020 e per la prima volta applicato quest’anno. Il documento accompagnerà il certificato di diploma di maturità 2021 e lo studente stesso sarà chiamato nei prossimi mesi a dichiarare i percorsi di alternanza, le certificazioni linguistiche e informatiche, le attività di volontariato, le aree di interesse messe in campo, in una sorta di bilancio di competenze che inserisce a sistema in SIDI. Una esaltazione dell’autonomia e della responsabilità dello studente stesso e un’occasione di accompagnamento e mentoring per le scuole all’autoanalisi, al bilancio delle competenze, anche in ottica di orientamento permanente alle scelte future di studio e di lavoro. Potenzialmente questi dispositivi rilanciano il ruolo attivo della scuola come centro di job placement, in rete con CPIA, Agenzia del Lavoro, Centro Territoriali per l’impegno, Anpal, in ottica sussidiaria e di sostegno anche oltre la siepe, il traguardo della maturità.

Il lavoro dei prossimi mesi nelle scuole, quindi, è a un bivio: collazionare testi e materiali di spunto per il colloquio maturità 2021, che talvolta improvvisano in malintesa accezione una interdisciplinarità posticcia e fattizia, ovvero promuovere un curricolo dell’oralità – raramente declinato nei “testifici” che stanno diventando le scuole superiori.

Lo spazio è tutto alla stimolazione del dibattito su temi culturali divisivi, anche a partire dagli interessi culturali degli studenti, esercitandoli al public speaking e al debate anche online e valorizzando al massimo le potenzialità delle tecnologie nei piccoli gruppi delle ‘breakout rooms’, imposte dalla DaD e validissime in questa specifica accezione. Lo spazio è, ancora, alla rilettura ragionata e meditata delle esperienze di alternanza, proponendo stimoli che colgano la continuità nella discontinuità delle varie esperienze, nel disegno complessivo che la persona traccia attraverso le varie occasioni di fruizione culturale: la scuola dà la regia e la centralità e l’intenzionalità del progetto (ha attori competenti, i docenti, che possono farlo), ma – da tempo ormai – non è l’unica agenzia di apprendimento.

In sintesi: la maturità 2021 riformata per necessità può essere occasione per innovare ponendo al centro la persona e le sue competenze in un disegno complessivo che valuti la sua capacità di mobilitare le conoscenze per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo in contesti situati, anche non noti e non piatti e standardizzati, ma ritagliati sui suoi interessi e passioni. Se la scuola saprà farlo, dimostrerà resilienza e capacità di superare gli ostacoli, trasformando la tragedia sanitaria e sociale che stiamo vivendo in una ripartenza di riscatto culturale.