Cisl: la scuola non basta, allargare gli spazi del lavoro educativo

Mentre si avvicina il momento delle nomine in ruolo per il prossimo anno (67mila?) sulla base delle vecchie e delle nuove graduatorie ad esaurimento, si fa sempre più problematica la ricerca di una soluzione strutturale per la stabilizzazione del precariato.

In tempi di dibattito e di polemiche sulle imminenti immissioni in ruolo e sul futuro del precariato, è utile porre attenzione ad alcune riflessioni che, in proposito, la Cisl-scuola, faceva all’inizio di questo anno scolastico, quando, oltre a confermare l’impegno per la stabilizzazione del lavoro nella scuola, rilevava la drammatica sproporzione esistente fra una smisurata domanda e un’offerta oggettivamente limitata. Offerta che resterebbe

Il turn over – rilevava il sindacato di Scrima – non potrà aprire rapidamente le porte a tutti quelli che pure avrebbero serie competenze e aspirazioni per entrarvi.

Diventa allora indispensabile – osservava la Cisl-scuola – esplorare altre prospettive, che portino alla creazione di nuovi spazi occupazionali, ampliando l’area di quelle opportunità che oggi il solo sistema scolastico non può essere in grado di offrire”.

La riflessione, più che mai di attualità, continua: “La grave crisi educativa di cui tutti oggi sono consapevoli e che tutti lamentano, chiede che accanto alla scuola si aprano altri spazi educativi, altre linee di impegno, altri cantieri di lavoro.

È tutta la società civile che deve interrogarsi, oltre che sulle comuni e articolate responsabilità, anche sulle misure concrete e gli investimenti potenziati e allargati che sono necessari per affrontare un’emergenza che non può lasciare indifferenti.

Quello che prospetta, dunque, la Cisl-scuola, è il coraggio di una grande scelta culturale e sociale, trasversale a tutti i partiti: “È tutto un nuovo grande sistema di presa in carico dei bisogni, delle fragilità e delle problematicità del mondo dell’infanzia e dei giovani, che deve essere progettato e costruito. Un orizzonte per politiche della famiglia e politiche giovanili che chiama in causa tanti soggetti; un cantiere da aprire subito e in cui cominciare ad impegnare parte di quelle professionalità e di quelle vocazioni comunque orientate ad aver cura e occuparsi dei giovani e del loro futuro.