Christian Raimo: pena ridotta a 10 giorni, ma lui fa appello. L’USR non ci sta

Il docente e scrittore Christian Raimo, sanzionato nel novembre 2024 dall’USR del Lazio (tre mesi di sospensione dal servizio con stipendio dimezzato) per le pesanti critiche rivolte al ministro Valditara in un comizio elettorale, aveva fatto ricorso presso il tribunale del lavoro di Roma, assistito dalla Cgil, e si era visto ridurre la punizione (peraltro scontata) a 10 giorni. Ma ora ha deciso di fare appello contro la sentenza, che non lo soddisfa.

Ne ha dato notizia lui stesso in un intervento pubblicato sul quotidiano “Domani”: “La sentenza del tribunale del lavoro di Roma – scrive il docente – riconosce il diritto alla libertà di espressione, ma ritiene che ho travalicato ‘i limiti della correttezza e dell’educazione, anche se non riferiti a una persona ma a un pensiero. Ci si riferisce, in particolare all’utilizzo del termine lurido’”. Comunque, sottolinea Raimo, la sanzione gli è stata ridotta da tre mesi a dieci giorni perché “‘i comportamenti addebitati al ricorrente non rivestono quei caratteri di particolare gravità (abuso d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, etc…) che fanno scattare la sospensione da uno a sei mesi’”.

Però, prosegue Raimo, che non si accontenta della riduzione della sanzione, “il fatto che si possa sospendere un docente pubblico se critica le idee di un ministro aggettivandole come luride, mi sembra ancora eccessivo”, e poi “non ero in classe ma in una festa di partito”, e la critica era rivolta “all’idea di scuola del ministro, non certo a lui o al ministero in sé”. Per questo intende ricorrere in appello, contestando la sentenza nel passaggio in cui gli si addebita di aver “travalicato i limiti della correttezza e dell’educazione”.

Non ci sta la responsabile dell’USR del Lazio, Anna Paola Sabatini, che in una dichiarazione riportata dal Corriere della Sera evidenzia che la sospensione “seppur ridimensionata nei tempi, non viene di certo annullata” e che per questo l’amministrazione sta valutando l’ipotesi di ricorrere a sua volta in appello “per vedere meglio riconosciuti i fatti e le circostanze verificatesi nonché le serie conseguenze su più livelli che ne sono derivate”.

Si arriverà in Cassazione?

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