
Stop al liceo linguistico della scuola Bosina di Varese e nessun rischio invece per quanto riguarda asilo, elementari e media. E, in più, l’addio all’istituto superiore è da imputare solo alla carenza di iscrizioni che hanno impedito di formare la classe prima per il secondo anno consecutivo.
Nessun’altra ragione, quindi, nella fine prematura di un’esperienza di scuola superiore che fino a oggi è stata apprezzata per i risultati ottenuti.
È quanto riportato da “Il giorno”, secondo il quale la precisazione è venuta dai vertici della scuola Bosina, l’istituto varesino fondato nel 1998 per volere dell’allora segretario federale leghista Umberto Bossi e tuttora diretto dalla moglie Manuela Marrone.
“Gli interventi di razionalizzazione e riorientamento – scrive il presidente della scuola Bruno Specchiarelli – riguardano il solo liceo linguistico, non la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, che continuano regolarmente la loro attività mantenendo il requisito della parità scolastica e che non lamentano cali di iscrizioni. Il liceo ha ricevuto i contributi previsti dalla legge per le scuole paritarie per un ammontare di circa 600 euro complessivi e totali”.
Quello che, invece, nessuno dice è che il liceo linguistico ora fallito ha avuto a suo tempo il sostegno dell’allora ministro Gelmini e del suo entourage, mentre i funzionari e gli esperti del ministero avevano espresso un circostanziato e motivato parere contrario, rilevando l’insussistenza dei requisiti di base per avviare quel tipo di liceo linguistico paritario.
Ma allora le sorti dei leghisti del “cerchio magico” viaggiavano con il vento in poppa e potevano, forse, permettersi di andare oltre i pareri tecnici.
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