Chi ha paura dell’anno di prova?

L’art. 438 del Testo Unico sulla normativa per l’istruzione prevede che i docenti assunti in ruolo prestino il primo anno di servizio in prova (servono almeno 180 giorni di servizio effettivo nell’anno) prima di essere confermati stabilmente in ruolo.

Il successivo articolo 439 prevede che in caso di esito sfavorevole il docente viene dispensato dal servizio oppure gli viene concessa la proroga di un altro anno scolastico al fine di acquisire maggiori elementi di valutazione.

Diciamo la verità: gradualmente l’anno di prova ha perso il suo valore e, ancor più, non trova quasi più applicazione la possibile dispensa dal servizio. È diventato, insomma, un mero adempimento formale. Ne sanno qualcosa quei pochi coraggiosi dirigenti scolastici che, unitamente al comitato di valutazione, hanno osato esprimere valutazioni negative o prospettare dispense dal servizio. Tra ricorsi, avvocati e sindacati quasi sempre hanno dovuto desistere.

Tutti promossi, tutti abili all’insegnamento. In questo modo i non preparati entrano a pieno titolo nel mucchio, mescolandosi ai bravi.

E i genitori degli alunni non tarderanno a misurare sulla pelle dei loro figli la non qualità professionale e le scarse competenze dei graziati dall’anno di prova.

Sicuramente i docenti non all’altezza sono pochi, ma ci sono. O comunque possono esserci, motivo per cui è un principio di sana tutela del sistema quello di prevedere meccanismi di verifica e di filtro, aggiuntivi rispetto alle modalità attuali di reclutamento. Infatti docenti non propriamente all’altezza si trovano sia tra quelli che provengono dal concorso (che attualmente non è uno strumento idoneo a misurare le reali capacità di insegnare) sia tra i precari (l’incapacità non si annulla automaticamente con la prestazione di servizio).

La scuola ha il diritto di avere docenti preparati, le istituzioni hanno il dovere di fare in modo che ciò avvenga.

I docenti che sanno di essere capaci di cosa hanno paura? Non si capiscono, quindi, le scomposte reazioni di diversi precari sulla rete contro la risoluzione dell’on. Santerini che in proposito ha scritto “accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici)”.